Da La Sicilia del 4 luglio 2023
Dialogo al buio tra due sconosciuti
L’intervista. In libreria “Il colore delle cose non dette” del catanese Simone Rausi ispirato al test sull’innamoramento con le 36 domande del celebre psicologo Aron
A distanza di cinque anni dal precedente romanzo, è tornato negli scaffali libreschi il giornalista pubblicista nonché direttore creativo per un’agenzia pubblicitaria, Simone Rausi. Con “Il colore delle cose non dette” (Rizzoli, pp. 324, € 18) si è ispirato al test sull’innamoramento delle 36 domande del celebre psicologo Aron: «Amo le sfide psicologiche» spiega Rausi, «quelle che costringono le persone a rivelarsi con particolare entusiasmo per quelle domande difficili che non hanno una risposta giusta necessariamente». Ma nel suo romanzo narra di un palazzo: quale connessione? «Sono partito dalla psicologia ma poi sono stato catturato da questo condominio che ho amato raccontare dando forma a un romanzo corale, seppur con due voci ben distinte (di cui una senza identità).» Si è ispirato a generi specifici? «Sicuramente fondo due generi che amo leggere da sempre: il romanzo e il mistery.» Come definirebbe il suo? «Un libro per chi sa cosa vuol dire avere una seconda vita, perché ci è capitato o finito dentro. Questa è una storia per chi cerca l’interruttore che accende la luce.» Torniamo ad Aron, funziona questo test? «Pensi che qualche anno fa, una giornalista del New York Times arrivò addirittura a sposarsi con una persona con cui fece l’esperimento.» Ci sono domande anche scomode tra le 36 che si articolano in un percorso diviso in 3 blocchi d’intensità crescente che, inevitabilmente, costringono ad aprirsi e rivelarsi all’altro, domanda dopo domanda, senza filtri (anche attraverso risposte scomode). «Sono proprio queste che costituiscono lo scheletro del romanzo, la struttura su cui si arrampicano la vita di Nina e quella degli altri condomini di via delle Cave 27.»
Che storia è? «Non la classica tra due sconosciuti che s’innamorano, l’amore c’entra poco, bensì si estende verso una rinascita, un viaggio di trasformazione. Anche perché, le domande che di solito si fanno a viso scoperto, qui arrivano da una persona sconosciuta nel buio di una stanza.» Oltre alle protagoniste succitate, altri che non sono propriamente umani: perché? «Il buio è uno dei protagonisti del libro. Nina, dopo la morte del fratello Samuele, non esce più di casa e vive una condizione di isolamento dagli altri e persino da se stessa. Poi, una sera, riceve un messaggio anonimo: uno sconosciuto che dice di abitare nel suo palazzo e di sapere tutto di Samuele, la invita a rispondere alle 36 domande. Nina passa dalla rabbia alla frustrazione, dalla paura alla curiosità, e inizia un percorso che la porterà a rivedere completamente la sua vita e quella delle persone che pensava di conoscere.» Cosa scoprirà? «La vita segreta di Samuele, che si incrocia con la sua, ma anche con quella delle persone che le abitano intorno. Lo sconosciuto infatti non usa i pronomi e potrebbe essere davvero chiunque tra i suoi vicini: un uomo, una donna, un giovane, un anziano. Nina entra nelle vite degli altri dalla porta di casa e conduce il lettore in un condominio popolato di personaggi e storie, ironiche e drammatiche, aggiungendo ogni volta un tassello alla sua indagine personale.» Perché i colori? «Nina da piccola sognava di inventare un nuovo colore, adesso fa la grafica e ha l’abitudine di associare un colore diverso ad ogni persona che incontra. A questo suo linguaggio visivo si associa quello del misterioso interlocutore che, invece, ha la strana abitudine di leggere il dizionario ogni sera e di trovare parole dal doppio significato che cambiano a seconda del contesto.»