Nella vita d’un lettore molti libri lasciano traccia, altri invece, al macero. Quando ci si trova con l’ultimo di turno ‘creato’ di Piernicola Silvis, si ha la sensazione di riprendere una tesi tralasciata da un genio del ramo col quale avevi sospeso un discorso, semplicemente perché si rimane in attesa sempre di nuovi sviluppi. Con “L’errore” (Sem, pp. 332, € 19,00), il nuovo dell’autore pugliese, dal 7 febbraio in libreria, non può che confermasi la certezza del capolavoro continuativo, per la storia, mai banale e lo stile appassionante, elegante, fruibile per tutte le categorie di lettori. Tre sono i personaggi chiave: Pepe, criminologo palestinese, adottato da italiani; sua moglie Flo, irlandese insoddisfatta per assenza di figli e Toni con cui introduciamo l’intervista che gentilmente l’ex Questore di Foggia, già vincitore con “Gli illegali” (Sem, 2019), del Premio Selezione Bancarella nel 2020, ci ha concesso. Toni, un disagiato psichico che con cristallina lucidità d’intenti affascina donne, tanto da costringerle a gesti estremi: quanto è sottile il confine tra purezza e disturbo mentale? «Le perversioni di Toni Damian sono estremamente collegate alla purezza. Spesso il narcisista è anche un abile manipolatore, e utilizza le proprie capacità per sedurre ed esaltare il proprio ego, che a degli occhi inconsapevoli appare fascinoso e determinato.» Motivo per il quale anche Flo crede… «Damian maschera le sue reali pulsioni in quanto sa che, se le mostrasse subito, probabilmente Flo si ritirerebbe e non cadrebbe nella trappola. Ma è un manipolatore, e sa come sedurre una ragazza ingenua con dei problemi esistenziali.»

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Che peso paga Pepe per le incertezze, sull’aver figli? «Flo decide di lasciarlo soprattutto a causa delle sue incertezze, ma è anche vero che non era eccessivamente presa sentimentalmente da lui.» Non raggiungere obiettivi può far vacillare le relazioni? «Esistono coppie, ma soprattutto donne, per le quali il non avere figli é una tragedia che può spingere ad atti estremi o delittuosi, e lasciare un marito che non vuole figli è addirittura uno degli esiti più naturali.» Non è piaggeria: ha contezza della potenza della sua ‘penna’? Colpisce molto lo scontro dialogico tra Toni e Pepe, tocca l’apice di grande autore! «Grazie dei complimenti, ma non ho contezza di niente. Mi limito a descrivere ciò che farei io in una situazione simile. Come dire, tutto mi viene spontaneo, non c’è alcuna costruzione in quei dialoghi. E non lo dico per falsa modestia, ma perché è proprio così.» Nei suoi libri la tensione galoppa toccando l’acme del coinvolgimento: come riesce a rinnovarsi sempre? «Ho una specie di piccolo segreto per gestire e incrementare la tensione narrativa. Verso la fine del romanzo mi invento qualcosa che metta il turbo alla storia. Il lettore segue il ritmo, ma all’improvviso un evento lo sveglia e lo porta fino alla fine. Non è facile, è chiaro, ma se uno ha un po’ di creatività è in grado di farlo.» Gli errori si commettono: Pepe, dopo il dialogo con Toni si avvia alla ripetizione di un trauma o verso un atteggiamento filantropico tout-court? «Pepe è una persona dall’animo gentile e che ama gli altri. Dopo la tragica conclusione della vicenda, il suo animo lo spinge a continuare a servire le persone deboli, quelle che non possono lottare, quelle che “non ce la fanno”.» Ha ”L’errore” un messaggio definito? «Quando si prende una decisione seria ci si deve pensare dieci volte, altrimenti non si torna indietro.»