Da La Sicilia del 26 novembre 2022
“IndeliCatania”, atto d’accusa a una città
e ai suoi (non)cittadini
Se l’obiettivo è mettere al muro del giudizio la città di Catania e i suoi (non)cittadini, in “IndeliCatania” (Algra, pp. 116, € 10), Marco Iacona vi è riuscito. Atto d’accusa da inferno interiorizzato, trasferita in forma di addebito, perché nel suo ra- gionamento la verità è inconfutabile: non può esistere una città che manca di cittadini e non esistono colpe della città che non siano peccati di questi. Si snodano ingratitudine, indifferenza, maleducazione e mancanza di co- scienza civile, che dovrebbe essere studio applicato al suolo, senza la quale non si materia il divenire della “città felix”.
Non cittadini, ma famiglie, scrive, dove l’interesse non è collettivo, ma personale: costellazioni d’interessi particolari che con il loro movimento creano spazi “impazziti”, malati, egoistici e indistinti. Nella città l’individuo impara ad essere cittadino e per essere felix l’interesse individuale deve recedere davanti al collettivo e invece condiziona il destino della città, rendendola brutta, inaffidabile, insensibile e rozza, dove trionfano logiche di bottega, che trovano in certa politica il complice perfetto per il perfetto delitto. È ingenerosa, fa scappare i figli migliori, non ha memoria Catania! L’intellettuale apolide, infine, analizza la Destra etnea: speculare alla città, soffre gli stessi mali e pascola negli stessi peccati, riflettendosi nello specchio deformante di una realtà meschina e paludosa, colpevole di un’ignoranza sublimata dalla sua incapacità di leggere la realtà e di “semplificare i fatti” come confessione di un limite, inconsapevole e pertanto noioso. Non le manda a dire e lo fa affidandosi ad una penna acuta che colpisce duro, costringendo ad una severa riflessione su colpe e colpevoli.