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SMF per LRR – “L’avversione di Tonino per i ceci e per i polacchi”di Giovanni Di Marco (Baldini+Castoldi) è il ConsigLIBRO Settembre 2022

1 Settembre 2022 - Articoli di S.M. Fazio, DIGRESSIONI, Recensioni
SMF per LRR – “L’avversione di Tonino per i ceci e per i polacchi”di Giovanni Di Marco (Baldini+Castoldi) è il ConsigLIBRO Settembre 2022

Da Letto, riletto, recensito! del 01.09.2022

“L’avversione di Tonino per i ceci e i polacchi” di Giovanni Di Marco (Baldini+Castoldi) è il ConsigLIBRO Settembre 2022

Fa malissimo, nonostante sia un argomento che abbia sconfessato tabù di ignoranza“.

In questa definizione racchiuderei la superba prova alla narrativa di Giovanni Di Marco, blogger e giornalista siciliano che affronta una tema dolorosissimo con arditezza e fiducia per la battaglia della legalità della parola e dell’azione.

L’autore è schiacciante nel narrare la drammaticità dell’abuso in ambienti ecclesiastici, non soltanto al culmine della pedofilia, quanto anche nell’usurpare l’idea di Gesù e di Dio per manipolare, strumentalizzare, triangolare l’innoccente che si affida al Signore nei momenti più angoscianti. A questo breve cappello si aggiunge il cogliere anche una volontà ironica, altrettanto schiacciante verso la figura di un papa molto amato, Giovanni Paolo II, sin dall’inizio del romanzo, che segna il debutto come scrittore, dal titolo “L’avversione di Tonino per i ceci e i polacchi” (Baldini+Castoldi, pp. 432, € 20), del Di Marco.

La storia in breve

    Tonino è un bimbo che il giorno della morte della madre, dal ricevere insegnamenti su come ci si comporta nel caso di un lutto così drammatico, improvvisamente si chiede perché, dato un altro potenziale morto, che subisce una pistolettata a Roma, il papa, tutto ciò che gli viene indicato da zii, dal padre e dai vicini alla famiglia, amorevolmente si sovverte, così, nel breve tempo di qualche istante. Gli spiegheranno che il papa per coincidenza ha subito una grave azione ed essendo l’uomo più importante della terra, l’eccezione non si può, ma si deve praticare, che sia anche un andare contro i dettami dell’etica che un lutto richiede nella società occidentale (es. Tv spenta). La storia, in metanarrazione con gli storici campionati del mondo di calcio del 1982, affronta la dimestichezza di uomini che investiti di carica mistica, introducono persone verso il disturbo di qualsivoglia natura, che mette a rischio il danno psicosociale nell’evolvere della vita di un essere umano. Un cappellano, un parroco, un prete, un pezzo di merda come tanti, intriso di potere, insomma quello che volete. Nel nostro caso è Don Alfio, il carnefice, prelato vicinissimo alla famiglia di Tonino. Questi aiuta la zia del bmbo nel supportarlo alla crescita. Tra i suoi insegnamenti pedagogici, quello di invitarlo a servire la messa o imbiancare la casa, agganciandolo a modo, come si fa con qualunque essere umano che vive momenti di fragilità, nel suddetto caso regalandogli le classiche figurine Panini dell’album dei calciatori. Tonino adora il calcio e tifa per la squadra di Torino, quella che non porta il nome del capoluogo piemontese, pertanto è facile far breccia su di lui.

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Ma il prete, non rinuncia di spiegare le autonomie di base aiutandolo a lavarsi al fine di non farlo tornare al bar che frequenta e dove tutti lo conoscono, perché l’orfanello del paesino, sporco di calcinacci o di pittura. Di volta in volta però questo supporto nel lavarlo svela la drammaticità dell’innocenza e degli istinti naturali che manifestano sensazioni di umiliazione e vergogna solo a mettersi nudo innanzi ad un estraneo, col pensiero che già è imbarazzante farlo davanti al proprio papà. Frattanto l’Italia di Bearzot, che con descrizione divertente Di Marco, ci fa rivivere sensazioni che tutti abbiamo vissuto, raccontando ad esempio uno dei personaggi, il barista, che voleva Beccalossi e Pruzzo in quella nazionale, ma che non furono portati in Spagna nel 1982 o di vari altri personaggi che sostano in quel bel posto di condivisione per ciò che sarà una festa per la nazione tutta. Per tutti? No, perché nel tribolante terrore di non superare la fase a gironi, dove l’Italia passa il turno grazie a due pareggi o di approdare alla semifinale contro la squadra del Paese di nascita del papa, in coma dopo l’attentato, la Polonia dunque, Tonino vive altri terrori, quelli che ancora oggi non conoscono margini di distruzione definitiva: l’abuso sessuale con la scusante, nuovamente, dello spergiuro cristico che “così vuole Gesù”. Seppur in qualche modo, che lasciamo scoprire al lettore, il supporto reale per Tonino avviene grazie alla bella Tania, dove si incrociano due vicende riportate egregiamente, l’interrogativo del perché Tonino è avverso a ceci oltre che ai polacchi, rende onore al merito per l’originalità del libro.

Il parere

    Una storia che lascia ‘gelido’  con una scrittura dallo stile lirista, degno del miglior Cioran, dà la forza al lettore di proseguire a sfogliare le pagine cavalcando l’onda per giungere alla fine per saperne sempre di più… o per liberarsi dal dolore che lo scrittore fa toccare, metaforicamente, con mano?

    Tra meravigliose rammemorazioni di quell’estate del 1982 e la voglia di dire sempre la verità di ciò a cui si assiste, il romanzo di Giovanni Di Marco è testamento contro la pedofilia ma è pure un’apertura e un invito a denunciarle le azioni che si subiscono: sia essa una qualunque che manifesti scorrettezza sia che la medesima debba non giustificare il malfattore di turno.

    Un libro che rappresenta l’imprinting naturale per chi non vuole fermarsi al solo contenuto o all’argomento propriamente narrato, un libro di formazione per abbattere qualunque paura e per insegnare a tutti cosa è il rispetto, costi un calcio nei coglioni a chiunque, sia un prelato, da parte del Tonino di turno.

 

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