Da La Sicilia del 5 maggio 2022

L’eros gioioso dei vent’anni

L’intervista. In libreria “Giovani ci siamo amati senza saperlo” di Emanuele Pettener. «Una commedia frizzante, sensuale, erotica come la città che la ospita. Venezia»

«Soprattutto resta vigoroso in me quel residuato romantico per cui un grande libro è sempre un libro proibito, un grande libro non viene premiato, viene bruciato; un libro che viene premiato non fa paura, non inquieta, non dissemina dubbi, è un libro addomesticato, rispettabile, socialmente innocuo, come il suo autore, il Potere non lo teme (più). Ve lo immaginate Baudelaire o Celine vestiti di tutto punto che ricevono il Nobel ringraziando l’Accademia?» Così chiosa Emanuele Pettener, insegnante di lingua e letteratura italiana meestrino, che vive da vent’anni negli U.S.A. Autore di racconti, traduzioni e saggi pubblicati su riviste, non manca certo alla narrativa e il 28 aprile esce “Giovani ci siamo amati senza saperlo” (Arkadia, pp. 118, € 14). Raggiunto telefonicamente incalza subito affermando che: «è il mio sereno, quasi affettuoso rapporto con i miei editori – di solito chi scrive si lamenta del suo editore, e viceversa. Dei miei posso dire solo bene: hanno costruito e promosso i miei libri con grande professionalità. Ho condiviso soddisfazioni con loro, sentendomi fortunato e grato, editorialmente e umanamente. Poi i social tramite che mi fecero conoscere Marino Magliani. Ci scambiavamo messaggi, al tempo ero distratto da un possibile trasferimento a New York, con la famiglia: dovevamo scegliere, ma quando Marino mi chiese se avevo un inedito, pensai a una sua gentilezza e non sapevo che dirigesse una collana in Arkadia. Il manoscritto l’avevo davvero: glielo mandai». Marino Magliani può dirsi il talent scout semifinalista allo Strega a.c.: «Non credevo, perché ogni volta che ho cercato un editore, o un agente l’ha cercato per me, ho collezionato rifiuti. Adesso posso dire che trovare un editore è semplice:basta smettere di cercarlo.» Pettener, il suo nuovo romanzo è passione eros amore giallo thriller? «Le dico che il seme è un (incredibile) episodio di cronaca che non rivelo, ma in me c’era desiderio di scriverne, con sfondo Venezia. Una commedia frizzante, sensuale, gioiosa, erotica come la città che la ospita. Come i suoi protagonisti di vent’anni: un’età che conosco meglio di qualsiasi altra per averla vissuta intensamente e per frequentarla quotidianamente dall’osservatorio privilegiato di una cattedra.»

Perché scriverne? «”Perché ne avevo voglia”, così rispose Eco quando gli chiesero del suo primo romanzo. Per ciò che mi riguarda, non vedo altri motivi se non tener viva quella voglia nell’intera narrazione. Se si sgonfia, la prosa ne risente e perde energia. In generale scrivo per il piacere degli ostacoli e delle difficoltà che la scrittura pone: strutturare una trama sofisticata, ideare un finale a sorpresa disseminando la strada di indizi, adoperare i colori della tavolozza, esaltare i sensi e descrivendo rumori, sapori, odori, ritraendo il volto di una ragazza o la luce di una calle dimenticata facendoli miei, secondo la mia percezione.» E’ vero che oltre l’editore, non fa leggere ad alcuno i suoi inediti? «Vero! Nessuno al di fuori della casa editrice legge in anteprima ciò che scrivo.» Perché? «Un testo o anche una frase esposti alla luce del sole prima del tempo sbiadiscono, perdono energia, e diventano inservibili.» Gradisce autori? E la ispirano? «Christie, Chandler, Scott Fitzgerald, Somerset Maugham, Wilde, Capote, Fante, Nabokov, Ambler, Fellowes, di questi forza, libertà, umorismo e potenza immaginativa dei loro labirinti verbali, ma non m’influenzino quando mi metto a tavolino.»