Da La Sicilia del 21 febbraio 2022
Il sapore della cultura orientale
L’evento. Per la prima volta in Sicilia, il direttore dell’Istituto di cultura dell’Iran a Roma, per parlare di cinema ma non solo nell’ottica di una “fratellanza” con l’Isola
In una stupenda giornata di sole accompagnato da un gradevole venticello a Sant’Agata Li Battiati in provincia di Catania, lo scorso 18 febbraio, si è tenuto un evento unico per l’Italia. Si è trattato di un incontro culturale voluto dal direttore della rivista on line “Il Faro sul Mondo“, Giovanni Sorbello, sulle dimensioni dell’Iran dell’Italia, in primis grazie alla proiezione del film del regista Negar Azarbyjani “Facing Mirror” e grazie ai collegamenti da Teheran della prof.ssa Antonia Shoraka, critico cinematografico nonché docente di lingua e letteratura italiana presso la Libera Università di Teheran, e da Napoli della prof.ssa Natalia Tornesello, docente di lingua e letteratura Persiana presso l’Università Orientale del capoluogo campano. Dalle ore 16 sino alle 20 nella sede dell’Organizzazione di Volontariato “Mettiamoci in gioco”, per la regia di Caterina Grillo, tra dibattiti, proiezioni e interventi sul mondo Persiano rappresentato dal Direttore dell’Istituto Culturale dell’Iran in Italia, a Roma, Mohamaad Taghi Amini e da quello Italiano rappresentato dal sindaco della ridente cittadina etnea, Dott. Marco Nunzio Rubino, che ha dato il benvenuto agli ospitati, auspicando un gemellaggio con la meravigliosa Teheran, mostrando una approfondita conoscenza della ultra millenaria cultura persiana; dal regista Daniele Gangemi, preparatissimo artista dietro la macchina da presa, il tutto presentato dal un competentissimo caposervizio alla Cultura e allo Spettacolo del quotidiano La Sicilia, Leonardo Lodato, ci siamo onorati della possibilità, e disponibilità nel soffermarsi più del tempo necessario, di intervistare Mohamaad Taghi Amini, con l’importante supporto dell’interprete accompagnatore, Mohsen Yazdani. Gli argomenti hanno spaziato su più fronti, partendo da un importante racconto che il direttore Amini ha disaminato sullo stato dell’arte della cinematografia iraniana: «L’ingresso del cinema in Iran risale al 1900, subito dopo l’invenzione dei fratelli Lumière. Le prime produzioni risalgono rispettivamente al 1930 col primo cortometraggio muto e al 1933 con un mediometraggio con audio. Ma è nel 1974 che al Festival Internazionale del Cinema di Berlino il nostro cinema viene riconosciuto grazie a due pellicole dell’iraniano Sohrab Shahid Saless con i film “Yek ettefāq-e Sadevenne” proiettato nel Forum, e “Ṭabi’at-e Bijan” presentato in rassegna e da allora, il cinema iraniano riesce a vincere una media di circa 90 premi all’anno nei diversi festival internazionali, tra questi anche due film di Asghar Farhadi che hanno vinto l’Oscar nel 2012 e nel 2017». Qual è l’imprinting del cinema iraniano? «Maggior parte della produzione del cinema iraniano tratta temi sociali, è quasi un marchio a livello mondiale che il nostro cinema tratti questi temi per la maggiore». Vi sono stati dei feedback che hanno permesso l’ampliarsi dell’arte cinematografica? «L’interesse che il cinema iraniano è riuscito ad ottenere in tutto il mondo, ha fatto sì che nascessero delle ‘cinecittà’ per la produzione del cinema nazionale grazie ai finanziamenti governativi. Il Governo investe molto su questa forma di arte». Qual è la risposta dei nuovi e attuali utenti che orbitano nel mondo del cinema? «La nuova generazione di cineasti iraniani, entra in questa arte riuscendo a far conoscere sempre più in tutto il mondo il nostro cinema. I finanziamenti hanno sortito importanti effetti di crescita cinematografica». In termini strutturali: che evoluzione vi è stata? «Prima e dopo la rivoluzione, l’interesse per il cinema è stato costante, ma è specialmente dopo che in tutto il mondo è cresciuto. Oggi è un settore dell’arte dove si investe molto». Come sono i rapporti tra Iran e Italia in ambito culturale? «Ottimi. La storia millenaria che hanno i due Paesi, li rendono forti. Cinquantanni fa fu firmato l’accordo culturale
che prevede collaborazioni di diverse attività artistiche in coproduzione; Ma non solo: si fa anche formazione per chi è interessato a sviluppare produzioni artistiche. Consideri che Il Ministero della Cultura in Iran sostiene tutte le forme di arte, ma per ogni arte vi è una sezione e da questa giungono i finanziamenti per i vari progetti. Esiste anche una forte sinergia tra il privato, interessato a supportare con finanziamenti le nuove leve, pertanto l’ente privato e l’ente Statale diverse volte producono assieme, e in aggiunta anche alcuni gruppi delle “Case del cinema”, che contribuiscono col loro supporto. Purtroppo vi sono dei limiti a causa delle sanzioni imposte dall’USA contro l’Iran che creano molti problemi ad esempio nei finanziamenti per il cinema. Ma il megafono dei media è tutto in occidente e passano solo le notizie che vogliono far passare». A proposito di America, anche lo sport è molto cresciuto in Iran, tanto che ad un campionato del mondo di Calcio, l’Iran si tolse la soddisfazione di battere gli USA 1 a 0. Avete uno sport unico al mondo che miscela attività fisica, riflessione filosofica e elevazione spirituale, può dirci in merito? «Varzesh-e Pahlavani è uno sport millenario e unico. Dieci ani fa a Roma fu fatta una esibizione, che ebbe molto successo e nel cartellone della cultura iraniana sul quale stiamo lavorando, per il 2022 a ottobre è previsto un ritorno a Roma di questa altra esibizione; anche un gruppo musicale iraniano verrà, stiamo lavorando a un bel programma». Culture, cultura, cibo e arte culinaria: è così speziata da essere così lontana dalla cucina italiana quella iraniana? «Si ha l’impressione che sia molto speziata, ma così non è, semplicemente è molto saporita e qui abbiamo ancora un altro legame con l’Italia. La nostra come la cucina italiana mediterranea è variegata, saporita e molto differente da zona a zona, con piatti tipici. Certo la carne, se ne mangia molta, ma per trovare cibi speziati bisogna pensare ad altre culture.»La prima e unica, ad oggi, donna ad essere stata insignita della prestigiosa medaglia Fields, il Nobel per la matematica, è iraniana e la vita se l’è portata via per un tumore: che valore e che eredità ha lasciatola giovane Maryam Mirzakhani? «Maryam Mirzakhani è stata una matematica iraniana, purtroppo deceduta giovanissima, nel 2017. È l’orgoglio della nuova e della vecchia generazione iraniana e in quanto orgoglio è giusto dire che chi aiuta con la scienza per migliorare la qualità della vita, è patrimonio dell’umanità, anche se ribadisco che non può non dirsi che Maryam Mirzakhani è molto amata dal popolo iraniano».