Da Gli amanti dei libri del 9 febbraio 2022
Il tornello dei dileggi – Salvatore Massimo Fazio
A cura di Martino Ciano
Nel suo vagabondar-disgraziato il romanzo di Salvatore Massimo Fazio fa della società qualcosa di liquido, in cui ci si tuffa e ci si ustiona. È un irritante attraversamento, una lucida presa di coscienza, in cui ogni cosa viene posta sotto una cinica lente di ingrandimento. È un nichilismo allegro quello messo in bocca ai protagonisti del libro. Allegro perché con la sua ironia, capace sempre di strappare un sorriso al lettore, sta l’altra faccia della medaglia: la disillusione.
Aristide, Franco Paolo e Andrea, rispettivamente il diavolo, il musico, il maestro e il saggio, sono quattro segmenti estrapolati dalla retta caotica della modernità. A ciascuno il proprio dolore, il proprio amore, il proprio combattimento quotidiano. A Paolo però è stato assegnato il ruolo del protagonista e la sua storia è un incubo che si mischia alla realtà. Catania, Milano e Torino sono tre città della disgrazia, ma in un mondo in cui nulla è anche un villaggio è un baratro.
Se in un sogno riappaiono i simboli, nella realtà stanno le loro matrici. Quando anche l’onirico è invaso dalla quotidianità, ciò vuol dire che il processo di alienazione e reificazione è giunto a conclusione. Tutto è cosa, oggetto, compreso il sognatore. Della cosa in sé non si studia più la sua essenza, ma solo la superficie. Essa viene collocata in un contesto per essere rimodellata e riadattata alle esigenze. La modernità crea luoghi in cui gli oggetti sono conservati per essere rimaneggiati, fin quando non vengono gettati. L’obsolescenza programmata vale anche per le persone.
Il tornello dei dileggi è quindi un circolo vizioso che tutto trasforma fin quando la giostra non si ferma per far scendere chi è ormai stanco e usurato e per far salire chi è pronto a essere deriso, maltrattato e trasformato. Sconclusionata è ogni azione, ogni dialogo, ogni proposito messo in campo, perché non c’è tempo per pensare al dopo, bisogna divertirsi. Ma è un gioco frivolo quello che si innesca. È caotico ed edonistico. Coinvolge la vita e i suoi sentimenti, banalizza su ogni senso, perché ciò che è destinato al nulla ha un unico significato: la fine.
Così ogni personaggio di questa storia è parte “manomessa” dell’ingranaggio. Nulla si salva. Dalla politica al calcio, dall’amore alla cultura, Fazio guarda a ogni aspetto e tira le conclusioni. E in questo romanzo in cui tutto è scherno, il nichilismo diventa una forza illuminante, in quanto per ricostruire c’è bisogno di distruggere… anche la cosa in sé.