Da Paesi Etnei Oggi, n. 294 Novembre
Il mare di Vita e Chadi di Valentina Carmen Chisari e il calcio femminile a Gravina
Che “Il mare di Vita e Chadi” (Scatole parlanti, pp. 41, € 12) di Valentina Carmen Chisari, con le illustrazioni (stupende) di Francesca Barcellona, sia un capolavoro è fuor di dubbio, nonché il migliore scritto dall’autrice etnea. Il libro è il classico esempio di negazione della nosografia: non è etichettabile in una sola categoria, quanto può certamente rientrare nella pedagogia tout-court, nella formazione, nella fiabesca reale: il tutto per far ripensare la vita di ognuno di noi. Nella prospettiva del confronto, la Chisari, consegna all’editoria il mistero di libri annoverati che durano non più di sei mesi in libreria, e non per la curiosità quanto per l’ “istigazione”, degli scrittori e degli editori a comprare, pompando un prodotto scevro che magari i più arditi riciclano come regalo. Tutto questo, avalla ciò che riportiamo in overture: “Il mare di Vita e Chadi” è un capolavoro, senza se e senza ma! Vita e Chadi sono due bimbi che vivono realtà e culture diverse. Fisicamente non si sono mai incontrati, ma le loro crescite sono accompagnati da parallelismi molto fruttuosi che non sanno di praticare e affrontare nel vissuto quotidiano… forse! E il forse è necessario, perché è probabile che gli adulti che fanno a tratti da sfondo a tratti da oggetto predominante in questa narrazione sono i primi a non sapere, mentre i due bimbi forse sanno ma non dicono, o forse sanno senza saperlo. I nomi dei protagonisti non ingannino: non ci troviamo innanzi alla solita tiritera dei migranti, per nulla, bensì un incontro di due famiglie avvenuto casualmente che rimarranno in contatto, più le mogli/madri. Ma un cassetto d’ambo le parti dei luoghi dove vivono i piccoli, svelerà, con l’ausilio della presenza di altri personaggi, genitori inclusi, misteri che aleggiano nella fantasia. La profezia che si auto realizza? Non ne siamo certi e non possono esserne certi i lettori che questa recensione leggeranno, o almeno proviamo a indurli all’interrogativo. Un appunto particolare e di interesse della comunicazione è dato dalle illustrazioni di Francesca Barcellona: potrebbe questo bel libro non avere nulla di scritto ed essere rappresentato soltanto dai suoi disegni, lasciando le pagine bianche e libere di essere scritte da chi osserva, riflette e medita? Ci crediamo, come crediamo il contrario: gli spazi delle illustrazioni lasciate vuote al fine che chiunque possa disegnare i contenuti. Nell’una o nell’altra forma, il messaggio sarà chiaro: la formazione al vivere è servita. Chapeau!
Il calcio al femminile: in provincia di Catania ha fatto la storia nazionale
È un servizio da amarcord. Necessariamente, inevitabilmente. A Catania tutti ricordano che il calcio quello che più si spingeva verso le categorie maggiori era in provincia, a Gravina… Gravina di Catania, pochi chilometri dal capoluogo etneo. A dir il vero vi è una parentesi importante col calcio catanese, che preso il nome della Jolly Componibili, riuscì a vincere nel 1978 lo scudetto. Ebbene sì: oggi assistiamo all’interessante calcio femminile, che ancore non è stato inserito tra i professionisti, ma poco ci manca. Già l’obbligo per le squadre di serie A e B di avere una rappresentative femminile è un passo verso la serietà di uno sport bellissimo. Dello sport più bello che in Italia come in tanti altri paesi rimane primo in classifica. Ma torniamo agli anni ’70. Un signore innamorato del calcio, a Taormina fonda una squadra femminile, partecipa al torneo di seri C e arriva ultimo con zero punti, due reti fatte e 42 subite! Quel signore, patron, appassionato è il leggendario presidente Forza, che approderà a Gravina di Catania dove scriverà la storia del calcio femminile al sud Italia. Non staremo qui a raccontarvi annate e nomi, qualcuno lo faremo, pensiamo ad esempio all’allenatore della stagione ’98-’99, Nino Naso che ritroveremo come uno dei maggiori Sindaci della provincia etnea, maggiori perché bene voluto per i risultati innovativi nella città che rappresenta. Ma non solo, anche il mister Turi Distefano, oggi ottantaduenne con una esperienza oltre i confini regionali nel calcio di alti livelli, primo ad aprire una scuola calcio a Mascalucia associata al F.C. Torino. Senza dimenticare un personaggio social, che di calcio ne sa tanto che è andata anche in nazionale maggiore: la portiera Guerreggianti, nel catanese nota come ‘Za Mara, ma in Italia e in Europa conosciuta per la sua immensa atleticità tra i pali Dunque Gravina di Catania diventa il centro che richiama all’attenzione gli innamorati ma anche i curiosi che sentono nomi quali Milan, Lazio, Firenze, Napoli, Ascoli e tante altre compagini, nomi di squadre che vantano palmares impressionanti ne calcio maschile e che negli anni metà ’90, inizieranno ad inanellare titoli su titoli anche sul fronte femmineo. Si potrebbe supporre che il Gravina dopo il suo esordio ebbe vita breve: nulla di più errato. La compagine dai colori sociali biancoverde, addirittura per 12 anni raggiunse e mantenne alto l’onore della Sicilia in serie A. Gli scivoloni vi furono e anche dei ripescaggi, per non dimenticare anche la fusione con altre realtà (Nesima, n.d.r.). Precursore del Calcio Femminile che oggi si sta livellando al maschile e che paradossalmente negli U.S.A., nazione che ama più il basket, ha avuto la sua cultura e le sue basi più innovative, il Gravina calcio lascia un ricordo indelebile nello stivale. Le partite al Matteotti saranno ricordate da tante, per non dire troppe persone, quando la sola tribuna A, non bastava ad accogliere gli spettatori. Trent’anni di meraviglie, di gioielline ‘date’ alla nazionale, di alture e grandi talenti che hanno trovato casa in squadre che iniziavano a pagare bene oltre gli stipendi dignitosi che i presidenti che si susseguirono riuscivano a pagare. Quello che ci emozione è il grande spirito di cooperazione ma anche le ostruzioni iniziali: si diveniva un tutt’uno con la squadra,passanti, residenti, tifosi, solo dopo, come riportato nel libro, dal quale scriviamo questo articolo, di Roberto Quartarone e Sergio Nunzio Capizzi, Calcio femminile Gravina la Stella del Sud, l’amministrazione comunale, che non lasciava margine e che addirittura con le parole del primo presidente “Non ci facevano allenare un minuto prima di scendere in campo, perché a noi non interessava far entrare la politica nella nostra realtà”. Lo sport, dicevamo, di una realtà precursore per ciò che dal 2015 è obbligatorio in Italia, dunque avere la compagine femminile per ogni società di calcio, che ha creato le sue basi nella provincia della città dell’Elefante, facendo scuola per tutta Italia.