Da La Sicilia del 13 settembre 2021
Una commedia sull’avarizia
L’intervista. La scrittrice Paola Musa ha dedicato una saga ai sette vizi capitali. Stavolta in nessuno sotto il letto affronta con grande ironia il terzo. «Suscita ilarità e ridicolaggine»
Sulla scrittrice, paroliera e sceneggiatrice romana, Paola Musa, Arkadia, nella collana Eclypse ha scommesso sulla saga dei 7 vizi capitali. “Nessuno sotto il letto” (pp. 136, €14), racconta l’avarizia (e siamo al terzo vizio!). Stavolta l’ autrice si concede uno stile e una scrittura armonica che non conoscevamo: il romanzo segue un ritmo veloce ed esilarante. Il personaggio in questione, Arnaldo Trombetta, nato e cresciuto nel borgo di Santa Donata al Vento, si trova suo malgrado a combattere col vizio di cui sopra, e lo diciamo con certezza: “trovasi a combattere”. La Musa seppur è molto umoristica riesce a trascendere le profondità dell’intimo recesso dell’animo collettivo. Il protagonista ormai quarantenne, che gestisce una imprese di pompe funebri lasciatagli dal padre in eredità assieme a un modo di vivere proiettato esclusivamente al guadagno, trascurando ciò che la vita può dare. Arnaldo ricorda come da bimbo piuttosto che giocare con i compagni era quasi costretto a seguire il padre nella sua attività, ma non era quella delle pompe funebri, quanto altri ghirigori che portavano soldi facilmente, come l’usura. Scorre veloce la narrazione come un degno libro da leggere per i messaggi profondi che ci giungono e per la simpatia della storia.
Non nuova la Musa a colpi di scena e apolidicità nella scrittura la contattiamo per farci raccontare come mai in questo terzo capitolo vi è più ilarità: «Le storie nascono all’improvviso e così mi scommetto con gli stili, ma in questo caso il tutto è legato al vizio: l’avaro spesso descritto come un personaggio attaccato a una sola condizione, il denaro, senza godere di ciò che offre la vita. Se penso al romanzo sull’accidia, (L’ora meridiana, n.d.r.), non vi è una scrittura divertente, o ancora nel secondo dove racconto la superbia, pure. Se fai caso la superbia è vizio che porta alla percezione del proprio io del proprio ego: il superbo è una persona sola. Nell’accidia però c’è una nota di ironia, ma l’accidioso è un vizio che può essere trasformato in una virtù. L’avarizia, per tornare alla sua domanda, suscita in me ilarità e ridicolaggine. Ho anche voluto omaggiare i grandi avari della scrittura, già il titolo è attinto da una frase di un libro di charles dickson. Una persona ridicola spesso appare avara, perché non conosce nulla del mondo rimanendo nel suo orticello a coltivare… denaro».
C’è anche una nota dolente, fin dei conti l’avaro non è il protagonista: «Esatto, il protagonista è vittima di un avaro, il padre. È in una gabbia, non riesce a non essere come il padre lo ha sottomesso ad uno stile che gli ha tolto tutto il bello di vivere. Spesso l’avarizia è correlata al mondo antico, oggi è l’avidità ad averne preso il posto, segno che cambiano le movenze ma non le intenzioni». A nostro parere si scorge dell’ironia degna del miglior Edoardo, ne convieni? «Ringrazio l’accostamento, ma non ne convengo, forse le stratificazioni culturali della nostra terra, figli di un cristianesimo che tutto ci insegna a seguire i processi del padre ad esempio, con relativo disagio per chi rimane». Eccellente e ilare nel raccontarsi Paola Musa, ci confida che spera tanto che il progetto che Arkadia ha abbracciato, possa sortire un interesse anche quando i sette volumi saranno tutti pubblicati: «succede che le persone che vengano alle presentazioni ad oggi abbiano acquistato anche i volumi precedenti, e altri che sono tornati quando ho presentato dopo il primo, anche per il secondo e per questo terzo».