Da La Sicilia del 04 agosto 2021
«Il segno indelebile di Sciascia»
Intervista a Mario Andreose
Mercoledì 4 agosto a Noto, presso il Convitto delle Arti in Corso Vittorio Emanuele 91, alle ore 18:30 sarà assegnato er l’editoria il ‘Premio Letterario Internazionale NotoCultura’ ad un uomo dalla carriera inimitabile: Mario Andreose. L’attuale direttore della casa editrice ‘La nave di Teseo‘, raggiunto telefonicamente a Ravenna, a distanza di 5 anni da ‘Uomini e libri’, lo scorso novembre, ha pubblicato ‘Voglia di libri‘ (pp. 240, € 18), un attento excursus della propria carriera nonché dei fenomeni editoriali che cambiano dagli albori del suo ingresso avvenuto nel lontano 1958 dove Alberto Mondadori gli assegnò un ruolo di correttore di bozze e di traduttore per il Saggiatore, ad oggi.
Tra i punti cruciali, interessante è l’aver sentito che «l’editoria in Italia, seppur siamo un po’ indietro rispetto a paesi come Spagna e Germania, non è messa male. Si scrive molto, ma si legge altrettanto». Dunque la bellezza nel sapere che un Paese come il nostro non è messo così male ha dato la spinta per una chiacchierata che affrontasse le evoluzioni editoriali: dal digitale «Che quando nacque qualche timore lo aveva dato (e-book, n.d.r.), anche se poi rientrato, basti pensare che oggi la percentuale di lettori in digitale in Europa sono circa il 5-6%»; agli store digitali che durante i lockdown hanno posizionato nelle prime posizioni di vendita proprio il libro, alla nascita dell’editoria e delle librerie indipendenti che hanno supportato il lettore anche nei momenti più tragici, così come appare nel libro quando si racconta di ‘saracinesche abbassate’ ma vi era un servizio a domicilio per i clienti. Al chiedere perché le grandi catene ne hanno risentito di più, Mario Andreose replica con una analisi territoriale molto chiara: «Queste sono spesso locate nei centri storici delle città, e sono visitate ad esempio da turisti che comprano le guide del luogo, in sintesi vi è una differenza rispetto le realtà indipendenti dove il lettore diventa cliente familiare. Poi il lockdown ha fatto il resto con restrizioni e chiusure necessarie».
Nel suo libro si affrontano tre periodi della sua vita: qual è quello al quale è più legato? «Sicuramente quello della formazione. Era fine anni ’50 e si viveva in tutti i settori il boom sociale, conobbi Alberto Mondadori per poi passare con Debenedetti e aver la fortuna di conoscere tanti scrittori eccellenti». Lei è un caso inimitabile, ha calcato tutti i palchi dell’editoria, da quella per ragazzi, ai volumi di arte, alla narrativa alla saggistica; ha tradotto, corretto, scritto. Oggi ricopre un ruoli che le permettono di rispondere a diverse domande sulla storia editoriale: perché le realtà indipendenti differiscono tra loro stesse? «Si pratica per diversi settori il merger and acquisition per non far morire un’azienda, dunque anche nell’editoria le forze si uniscono cosi da poter sfoltire per acquistare e rilanciare il prodotto». Questo spiegherebbe perché dietro diverse realtà attuali indipendenti vi sono professionisti che hanno lavorato per tanti anni con le major? «Ad un certo punto può nascere quella volontà di poter fare in autonomia, e farlo bene». Non sempre un bravo autore riesce ad imporsi e farsi spazio nel firmamento editoriale, perché? «Molte volte per quel principio di cui prima, tra scrittori ci si conosce e si consiglia alle case editrici. Poi oggi grazie a corsi di scrittura, formazione continua, agenzie letterarie e consulenti sono un bagaglio per l’editoria. Vengono proposti e vengono lanciati nuovi bravi autori. Un po’ come per il giornalismo, tutto si migliora grazie alla formazione. In questi posti si conosce uno scrittore, che magai riconosce a sua volta la bravura di un aitante autore». In attesa di incontraLa a Noto, ci svela tra i tanti personaggi che ha conosciuto chi l’ha colpita di più?«Sicuramente tutti mi hanno dato qualcosa, ma come scrivo nel libro, Leonardo Sciascia fu un uomo, scrittore, intellettuale, raffinato e gentile che mi ha lasciato un segno indelebile».