Da La Sicilia del 3 marzo 2021
Se Giulio Mozzi si mostra mettendo in questione il “verso”
L’antologia di racconti Un mucchio di bugie (Laurana, pp. 330, € 18) contiene il fil rouge del concetto di compensazione in
Giulio Mozzi. I brani affermano il pensiero dall’autore vicentino, che motiva così la sua scrittura: «Le mie letture, da giovane, erano quelle della neoavanguardia, dove il ‘verso’ era messo in questione». Nel racconto ‘Apertura’, infatti, la prosa ‘scivola’ con- cedendosi la licenza (non) poetica che Mozzi così spiega: «mi sono rassegna- to a scrivere racconti perché non ero abbastanza bravo per la poesia», motivo compensatorio dunque, che, dopo l’essere fermati in degli ‘accapo’, durante la lettura, fa interrogare sul pericolo di insensatezza: «Più che altro la necessità di compensare – incalza – che accomuna i racconti». Colmare il mancante dell’altro, in stile e contenuti, per ciò che perde il protagonista, ma anche «quell’assenza di coraggio del filantropo, che timoroso non riesce a dichiarare un sentimento, in breve colmare se stessi». È così ‘Lettera accompagnatoria’. Una donna riceve dal ladro che l’ha derubata di una borsetta, una lettera che ne contiene altrettante due trovate nella refurtiva. Ecco che colpa, consolazione e compensazione sono i cardini: da ciò che è mancato alla vittima, al ladro intellettualmente onesto, (“Non le restituirò invece il denaro”), che sente il dovere di consegnare le missive. L’unicum che Mozzi rappresenta nell’editoria è avallato anche nell’intensa postfazione della critica e curatrice de ‘La bottega della poesia’ su Repubblica Roma, Gilda Policastro, nonché dal suo primo romanzo, ‘Le ripetizioni’, che «in vent’anni più volte – racconta – ho ripreso e abbandonato», che proprio in questi giorni troviamo in libreria.