Da La Sicilia del 30 gennaio 2021
Il Lennon di Pitrella: aneddoti, ricordi e nonsense
Innanzi alla celebrazione di un uomo che ha cambiato il modo di intendere la musica e dove l’ironia e l’umanità spesso è ricaduta in secondo piano, a favore, giustamente, delle stupende melodie che a tutt’oggi scuotono le coscienze, ha debuttato cogliendone quest’assenze e mettendole al pari dei suoni ricucendo quel fil rouge spezzettato, da alcune biografie, Marco Pitrella nel mondo editoriale con il saggio “John Lennon e me. Aneddoti, ricordi e nonsense” (Algra, 2020, € 9,00).
Un saggio non è sempre uno studio approfondito di ritagli e di masturbazioni di opere altrui per il piacere di scrivere le medesime cose al rovescio, e l’autore di Grammichele se non è apripista globale, sicuramente lo è per il leader dei quattro che cambiarono il mondo dalle cantine di Liverpool. Una musicassetta, trovata nell’auto del padre, è l’incipit nonché lo scuotimento del piccolo Pitrella che armeggiava qualunque cosa gli capitasse a vista: fu la folgorazione.
C’erano i Beatles, e l’allora infante autore, si emozionava di più con alcune canzoni: erano quelle di John. Studiarlo divenne hobby sino a consegnare a noi lettori della sua opera, inediti che altro non sono, e qui ci lanciamo forse nel paranormale alla Gustavo Rol, le pagine che si sfogliano con godimento di questo bel volume, che non narra della solita storia ripresa da più parti, quanto della strana influenza su accadimenti che incrociano le vite dei due. Ardito e coraggioso il curatore di collana, Marco Iacona, al quale abbiamo chiesto l’elemento che lo ha convinto: «Mi è piaciuto il modo di raccontare di Pitrella». La lungimiranza dello studioso di Evola anche stavolta si è affermata, con buona sorte di un volume già in ristampa.