di Massimiliano Scalisi
Symmachia – Anno III, N. 2
Giugno 2012
Le insonnie del buon Massimo Fazio sembrano essere un contenitore abbastanza variegato di parecchi momenti di un’esistenza; a volte toccano la forma di diario. E’ la ricerca del pessimismo, la ricerca della vacuità. E’ l’anelare depresso al nero, “anche dove nero non ce n’è” ricordando i versi di un noto cantautore caro al Fazio.
Nel pensiero sottostante quest’opera c’e una preesistente e volontaria malformazione della realtà, una trasfigurazione annerente, una forzatura dell’inesistente, un Cioran ad ogni costo. Irriverente. Quale lo spiraglio di luce nelle lnsonnie? Esiste un bagliore. Ma non è tra le pagine: è nell’azione, è nel pallone. Là dove tutto è nero, là dove ogni realtà, ogni colore si rabbuisce, lì viene fuori l’esaltazione di un nichilismo amaro, ma che non è né attivo, né passivo. E’ un nichilismo cosciente e rassegnato vicino al nicciano amor-fati. Se tutto è nero, la qualunque è Svanita, resta il procedere per inerzia, parafrasando “le ore in palestra” di Battiato. E l’inerzia altro non è che quell’interesse per il vacuo, per il superficiale. (continua)