Da La Sicilia del 29 settembre 2020
Confessioni di un gigolò bello e libertino – L’intervista a Dario Neron
L’intervista. Dario Neron in libreria con ‘Franco Tori. L’uomo più bello del mondo’. «Mira a potere e denaro vendendo il corpo»
‘Doctor Reset‘ (Il Camaleonte, 2017), è l’esordio più strano alla narrativa degli ultimi anni. Il romanzo si guadagnò diversi premi, dall’inediTo-Colline di Torino all’Alda Merini, al ControCarver. A scriverlo fu, Dario Neron, che torna in libreria con ‘Franco Toro’ (Castelvecchi). Se nel suo esordio forte era la biografia, in questo nuovo si ‘ascolta’ una scrittura tecnicamente ottima, che interseca in un tema che esiste da sempre, ma che negli ultimi anni è più esposto, quella del gigolò. «La parte autobiografica è ridotta ai minimi termini», esordisce Dario, «Non ho mai avuto l’interesse di fare l’accompagnatore o il callboy. Franco Toro è un uomo bello che mira al potere e al denaro vendendo il proprio corpo».
Un tema del quale si fa tabù sino a un certo punto: la filmografia lo ha affrontato, un cult è American Gigolò ad esempio: «Si, ma è rimasto lì, con una morale inficiata da thriller, ecco perché lo ritengo un tema attuale, sul quale penso che si preferisce tacere; d’altro canto invece il mondo delle donne che si concedono per denaro, sembra avere il consenso sociale, addirittura è scontato. Il mio protagonista, non intende praticare moralismi, non intende portare a riflettere sulle tuttora grandi imparità fra uomo e donna, nemmeno intende puntare il dito contro una società sbagliata che sta tentando di adeguarsi alle esigenze di molti. È un libro che, con la sua tematica stigmatizzata dal perbenismo e dal bigottismo, potrebbe pure far divertire e intrattenere».
Una questione sociale che si evolve con lentezza?
«In questo momento storico, dove tematiche importanti vengono finalmente discusse, con il giusto senso della misura bisogna parlare pure di uomini che offrono il loro corpo per soldi o, girandola, parlare di donne che pagano per sesso».
Dunque quanto c’è in ogni uomo di Franco Toro?
«Questo non posso saperlo, ma Franco Toro è il simbolo dell’uomo di successo del XXI secolo. Sicuro di sé all’apparenza, attraente, ricco e intelligente. Libertino, un edonista devoto ai piaceri della vita, ma con una grande coscienza di quanto sia, per la natura umana, sbagliato questo percorso da lui intrapreso».
C’è comunque una morale cercandola
«Di cuore con i pochi che ama, si mostra generoso ma con il denaro più che con l’affetto. Ma non è natura venale, quanto timidezza nascosta dietro a un corpo adamitico: il suo biglietto da visita».
È anche molto ironico questo tuo approdo a Castelvecchi
«Franco Toro – l’uomo più bello del mondo (frase da intendersi come ironica) – è la storia di un callboy, quindi di un uomo che di professione fa la prostituta. Al contrario di quanto si possa credere, conoscendo l’argomento, qui non viene raccontata una storia erotica o di sesso, bensì, in modo silenzioso e sottinteso, la storia di due giovani, Franco ed Esse, che da soli si trovano alle prime armi con le domande e le incertezze dell’amore. E, sul fronte opposto, pure la storia di un giovane, Franco, cosciente dei propri errori e degli sbagli commessi, senza trovare la forza, o la voglia, di correggerli, vivendo in una città satura di distrazioni dove, proprio grazie a questi errori, piovono soldi e successo».
Paradossi e sorprese?
«Certo, ma intrise di esistenzialismo. Il linguaggio usato è fresco e giovanile, dal ritmo veloce. Quanto a svolte improvvise ho mirato ad una impronta anche tragica, portando a riflettere su temi d’attualità sociale, come il narcisismo, la mediatizzazione eccessiva e l’egocentrismo di una gioventù dal futuro, purtroppo, più incerto che mai, impiegato come scudo di fronte alle pretese di una società tritacarne, in cui l’individuo è morto proprio perché tanto celebrato (o ricercato)».
Dunque il messaggio socio-pedagogico c’è ed è pure forte?
«Senza cascare nel volgare come la storia di un escort potrebbe fare, trova invece spazio il romanticismo, realista e a tratti naïve, raccontato con la poesia dei due giovani, Franco ed Esse, con realativo sostegno che sfocerà nella profonda amicizia, di quelle nate non per caso».