Da La Sicilia del 04 settembre 2020
Massimiliano Nuzzolo e il racconto di una vita tra la Via Emilia e i Cure
Pietro si avvia ai 30 anni, ascolta i Cure e tenta la svolta della vita “rubando” la Golf del fratello per spingersi verso Rimini alla ricerca di un sogno che ha le uniche tracce in una foto di una bimba di nome Alice. Parte con Mario, il suo miglio amico. È Massimiliano Nuzzolo che si trova catapultato nella stampa nazionale col mirabolante “L’ultimo concerto dei Cure” (Arcana, 2020, pp. 171), colmo di fantasticherie kafkiane e meraviglie camusiane.
Un romanzo che richiama i padri del dark. Come nasce?
«È il mio esordio nella narrativa e ci tengo a dire che piacque a Giulio Mozzi. Ho amato i Cure e Albert Camus e volevo ricamarci sopra una storia che richiamasse i messaggi di entrambi».
Pietro giovane, ha la passione per i Cure, ma si avvia a diventare grande…
«Passioni cui tecnicamente il mondo non sa cosa farsene. Ha una famiglia buona, benestante, calorosa a modo suo. Un fratello più grande, una fidanzata bella ma forse troppo precisa e metodica».
Ha tutto, in cerca di quale sogno è?
«Di una ragazzina che anni prima scattò una foto con lui. Sa solo che si chiama Alice. Sa che è impossibile trovarla, ma vuole provarci. Ma si avvia anche a Rimini perché suoneranno dei suoi amici, quasi una scusante».
Inizia quindi il viaggio di Pietro e Mario che come in un road movie, con la macchina che li porterà da Mestre a Rimini, sarà colma di avvenimenti: dalle forze dell’ordine che li fermano ed effettuano una surreale perquisizione dell’auto ai familiari disperati o arrabbiati come il fratello lo chiama per il furto dell’auto.
Fallisce l’obiettivo quindi?
«Forse, perché c’è il ruolo della deuteragonista che è una ragazza in carriera. Vive a Milano e lavora nell’industria discografica con successo, ha sacrificato molto… (continua cliccando sulla pagina del quotidiano La Sicilia) insieme agli affetti per il suo lavoro e la morte del padre l’ha resa cupa e di non facile approccio. Ha una casa ricca e fredda e una relazione con un uomo sposato che non sa decidersi a lasciare la moglie».
Altro classico direi…
«In parte, perché lei lo mollerà definitivamente. Le implorazioni di lui, poco gioveranno anche se le prometterà di chiamare la moglie per lasciarla.È Alice la ragazza, che però cederà sotto la sua impenetrabile corazza, iniziando un bilancio della propria esistenza, che non ha più voglia di restare a Milano».
E classico esistenziale
«È vero, fino a quando si avvia al concerto a Rimini, al Velvet. In parallelo andranno anche Pietro e Mario nell’attesa del concerto dei loro amici. È li che Mario confida a Pietro di avere la leucemia e che difficilmente riuscirà a curarsi».
Un viaggio anche nel dolore?
«Ma anche consolatorio. Pietro scoppia a piangere assieme a Mario. Si abbracciano, bevono. Frattempo, al bancone si sono sedute due belle ragazze. Bevono insieme. La serata diventa piacevole. E con la musica di sottofondo inizia un gioco di seduzione e scambi di informazioni. E solo all’apice alcolico Pietro e Alice per puro caso scoprono di essere i due bambini della foto. L’emozione cresce, l’alcool farà la sua parte, bella ma distruttiva. Vanno in spiaggia dove Pietro non riesce a far l’amore con Alice. Si riperdono».
E la band?
«La produrrà Pietro, perché di Alice non se ne saprà più nulla, fino a quando…»
Cosa?
«Inizia un romanzo dentro il romanzo che amo tantissimo che prima di pubblicarlo l’ho portato in giro nella forma dello spettacolo sonoro insieme ai Soluzione. Aspetto anche il nuovo album dei Cure, che, ti svelo, Pietro non riuscirà mai a vedere… e lasciamolo scoprire ai lettori il perché».