Da La Sicilia del 02 luglio 2020
La ricerca “altra della spiritualità”
“Considerazioni” il nuovo lavoro di Mauro Castiglione, una riflessione sulle criticità del tempo contemporaneo nel quale l’uomo spesso naviga senza una meta
Danilo Mauro Castiglione, Oblato benedettino secolare con “Considerazioni”, pubblicato per Algra Editore è un nuovo caso dell’editoria indipendente siciliana. Il volume, assume la forma di un percorso, che dalla brulicante Terra e dalle febbrili relazioni ci porta alla dimensione “altra” della spiritualità. Un sentiero di ricerca interiore che mette in risalto l’essenziale a cui l’uomo non può rinunciare se intende progettare in maniera “autentica”, la propria esistenza.
Cosa l’ha ispirata?
«Brevi note, nate come “appunti” per fissare alcune criticità del tempo contemporaneo nel quale l’uomo si trova a navigare, spesso senza meta, una presa di coscienza che attraversa le dimensioni spazio-temporali in cui si instaurano le relazioni, spesso ammantate di superficialità, vissute in maniera utilitaristica soprattutto nelle metropoli dedite alla produzione del “superfluo”. Si giunge così a considerare superfluo anche l’altro come termine di confronto e ci si chiude in una “analfabeta egoticità”».
La sua formazione filosofica e religiosa quanto hanno contato?
«L’attitudine a porsi domande è propria dell’uomo. La filosofia rinvia alla parte intellettiva e razionale di ognuno di noi, e grazie ad essa ho potuto iniziare questo discorso ponendomi interrogativi in modo corretto. Con diverse incursioni nell’Antico e Nuovo testamento ho cercato di raggiungere quei punti che la filosofia da sola non riesce a trattare in maniera conveniente. Ovviamente più che parlare di “religione” preferirei parlare di “Rivelazione” in quanto i cristiani, cosi come i non credenti, anche quando lo rifiutano, si rapportano con un fatto storico che è la nascita di Gesù».
Che relazione intercorre tra il “Deserto” e il “Giardino”?
«Entrambi archetipi dell’esistenza umana! Il giardino ci riporta al “Paradiso terrestre”, al momento dell’espulsione da una “dimensione ideale” come quella dell’utero materno! Il deserto è metafora esistenziale appropriatissima, tra dannazione e redenzione! L’uomo lo percorre quotidianamente senza accorgersene, smarrendosi spesso nelle molteplici “verità” quotidiane, illudendosi e confondendo il progresso con l’evoluzione, l’immagine con la realtà!» (continua: clicca sulla pagina qui sotto)
Il grido dell’uomo dinanzi al male lo sintetizzi nelle parole del profeta Abacuc: in che relazione sta con il Cielo che tu indichi come via e meta dimensione?
«Come Sergio Quinzio ne ‘La croce e il nulla’, dobbiamo ripartire da quel grido di Cristo sulla croce che è un po’ come l’Om sacro, che racchiude i perché di tutti gli uomini e di tutti i tempi. Quel grido domanda: ‘dov’è il Padre che ha abbandonato il Figlio?’, ma soprattutto, chiede dove è dinanzi alle sue mancanze verso la realtà. Come il “caos” originario, come il vuoto pieno di potenzialità, questo grido ci riconnette al Cielo che nella notte dell’umanità svela, come agli antichi viandanti sotto il cielo buio, la rotta da seguire! Questo grido, l’ora nona, ovvero le tre del pomeriggio, quando quest’ultimo grido della vita si è propagato in un cielo che cela, fattosi scuro, anche il sole! Fuor di metafora bisogna discernere tra la forza delle domande di senso e la mancanza di finalità di molte azioni dell’uomo contemporaneo che sono limitate ad una prospettiva finalizzata al qui ed ora.Anche quando l’uomo riesce a lottare e vincere contro le difficoltà che la natura gli impone, e i fatti recenti ce lo ricordano, egli è sempre proiettato al suo ombelico, non è capace di alzare lo sguardo in alto e pensare a quell’otre che lo riconcilia con la realtà dell’alto. Così il Cielo che nasconde di giorno e svela attraverso le stelle nella notte, non è tanto il “Locus amoenus” per sfuggire le proprie responsabilità, ma la dimensione della speranza per poterci ritrovare e costruire una realtà autentica, senza eludere le domande Ultime dell’uomo, il quale trova le sue risposte non nella dimensione disperata del nichilismo, ma in un sapiente incontro tra la dimensione orizzontale dell’incontro con l’altro e quella verticale dell’incontro con Dio».
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