Da SicilyMag del 01 Aprile 2020
Sarah Grisiglione: «Leggere “Favolando” ai bambini li aiuta a sviluppare importanti competenze»
LIBRI E FUMETTI Linguistica, sociale ed emotiva, queste le competenze dei più piccoli sviluppate dalla lettura e dall’ascolto per la psicologa e docente etnea, autrice di “C’era una volta… Favolando” (Algra Editore): «Nella lotta tra bene e male la protagonista, la maestra Tina, dovrà ritornare indietro con la memoria, non sempre foriera di ricordi belli. I bambini devono poter provare anche emozioni negative»
In tempi di “prigionia” forzata per salvare la pelle, a causa del Covid-19, ho pensato bene di intervistare una ex bambina che nei suoi anni adolescenziali nutriva una notevole avidità per la lettura. La catanese Sarah Grisiglionecresce, si laurea in lingue e letterature straniere, diventando docente giovanissima e, successivamente, realizza il sogno di laurearsi in psicologia, specializzandosi psicoterapeuta ad indirizzo analitico transazionale. Da adulta la sua passione per i libri prosegue e si estrinseca attraverso la collezione di tantissimi volumi e la gestione di una pagina facebook, La biblioteca dei libri ritrovati, che vanta oltre 14.000 follower. Sarah non è solo avida lettrice ma, anche, scrittrice compulsiva (si racconta che da adolescente scriveva poesie e brevi storie sui tovaglioli della pizzeria). Alcuni suoi racconti sono stati inseriti in antologia con Historica edizioni nella collana Racconti siciliani. Ha pubblicato in formato ebook due racconti brevi dal titolo Io non sono vivo e Una storia incompleta. Ma ancora, di “questa” camaleontica donna innamorata del concetto di libro, possiamo dirvi che altra sua grande passione è il canto.
Il supporto pedagogico è importante e Sarah, ispirata da ciò che leggerete di seguito, metterà nero su bianco una bella storia (che ha tanto di umano) al servizio di quei piccoli che crescendo diventeranno grandi. Approda così ad Algra Editore, la casa editrice di Alfio Grasso e sorella che pubblicano il suo primo romanzo dal titolo C’era una volta… favolando uscito lo scorso febbraio. Il libro si è fatto subito notare per quel taglio di cui sopra dicevamo, che prende spunto da una sua potenziale, reale o meno, collega di nome Tina.
L’emergenza coronavirus ne ha poi bloccato la promozione, non chi ha avuto la fortuna di leggerlo subito.
C’è tanto nel tuo libro, dalla pedagogia creativa alla fabula, dalla narrazione puntuale, precisa, ben scritta ai coup de théâtre, alla creatività propriamente detta!
«Ho fatto della creatività il mio strumento di espressione – replica l’autrice -, dalla scrittura al canto, dalla pittura alla cucina cerco di dare forma alla mia idea di bellezza. Nel dare significato formale a ciò che mi circonda provo così a trovare un senso alla mia esistenza. Ecco perché faccio tante cose perché per me vivere è imparare, conoscere, scoprire, inventare, condividere, stupirmi ancora e provare ad amare sempre nonostante le brutture della vita. Cerco così di trovare il bello e il buono nelle cose, di voltare pagina dopo una delusione, di dare sempre un’altra possibilità a tutti, compresa me stessa, di sorridere sempre ma, soprattutto, di andare avanti con la testardaggine che mi contraddistingue. Ho visto tanti sogni diventare realtà, alcuni ritenuti impossibili dagli altri e, in quei casi, mi è servito da sprone per crederci ancora di più, realizzandoli con enorme fatica ma anche felicità. Ho avuto diversi maestri, forse più di carta che in carne ed ossa. Per alcuni le mille cose fatte sono state viste come espressione narcisistica e/o istrionica della mia personalità, altri hanno capito il mio bisogno di sapere e la mia naturale curiosità».
«Tina è un’anziana maestra – incalza Sarah – convinta che i bambini abbiano bisogno di credere ancora nel lieto fine delle storie, pertanto, decide di raccontare ai suoi piccoli studenti una fiaba in cui si intrecciano le vite dei diversi personaggi».
Chi sono i personaggi e qual è il loro intento?
«Arriaso è il viaggiatore che incontrerà tre principi, Marcello, Igor e Armando, alla ricerca della Fonte Vitae, le cui acque miracolose guariscono da ogni male».
Una “istigazione” a non arrendersi per i tuoi alunni?
«Forse. Come in tutte le storie è inserita la figura del villain, in questo racconto il drago Faima che custodisce la fonte per conto del dio Elam, anche se, in realtà, nella storia sono diversi gli antagonisti e i personaggi cattivi. Sono tanti, però, anche i personaggi fantastici e gli stereotipi classici della fiaba che racconteranno la lotta tra bene e male e, nel metterli in scena, la maestra Tina dovrà ritornare indietro con la memoria, non sempre foriera di ricordi belli».
Dunque subentrerà un conflitto in Tina?
«Tina nel raccontare entrerà in contatto emotivo con i suoi vissuti e potrà rivivere e risolvere un trauma del passato, che aveva dimenticato in un cassetto».
Tina/Sarah? C’è un vissuto importante che potrebbe legare te e la protagonista?
«Non c’è un vissuto importante riguardo al libro, solo che quando ero docente alla scuola elementare leggevo racconti inventati ai miei scolari e mi chiedevano spesso di pubblicarli. Avendo incontrato uno di loro dopo tantissimi anni mi ha riportato alla memoria quegli anni e il libro Favolando, tanto da riprenderlo in mano e farne il racconto pubblicato con Algra».
Non è la tua produzione letteraria prima, dunque non è il tuo esordio…
«Ti dirò: è invece il mio esordio assoluto, quando si intende libro cartaceo, ma è anche vero che scrivo dall’età di 11 anni ed ho fatto selfpublishing con 2 racconti brevi che si possono trovare in tutte le librerie on line come e-book e sono stata pubblicata per 4 edizioni in antologia da Historica ed. (sempre racconti brevi)».
Parliamo dell’editore Alfio Grasso, deus ex machina di Algra. Come sei arrivata a lui?
«Mia figlia, avendo fatto un corso di scrittura e pubblicato in antologia con Algra, mi ha parlato di questa casa editrice. Ho inviato il manoscritto, è piaciuto e me lo hanno pubblicato».
Cosa ti ha spinto a scrivere di questo argomento?
«Ho scritto C’era una volta… Favolando perché credo profondamente nel valore della lettura e, in questo caso, dell’ascolto. Leggere una storia ai propri figli o alunni li aiuta a sviluppare importanti competenze, da quella linguistica a quella sociale, emotiva. Lo psicologo e teorico Howard Gardner parla di intelligenze multiple, pertanto, ritengo utile offrire a chi è in piena formazione strumenti che possano contribuire allo sviluppo cognitivo della persona, come l’immaginazione, la creatività, il problem-solving, le mappe cognitive. Ci sono diverse emozioni stimolate nel libro, inclusa la tristezza, attraverso la perdita, l’abbandono, la separazione, o la rabbia per le azioni dei cattivi, perché l’intelligenza emotiva, di cui lo psicologo e teorico Daniel Goleman parla nel suo omonimo libro, non è meno importante delle altre, anche se spesso non incoraggiata e sostenuta dagli adulti».
Citi due mostri sacri dell’idea di intelligenza e di emozione. A che pro all’infante può necessitare la stratificazione emozionale?
«I bambini devono poter provare anche emozioni negative, come la rabbia, la vergogna e gli adulti devono sostenerli nel loro processo, utilizzando anche strumenti come le fiabe, i giochi per aiutarli a superare le frustrazioni, l’egocentrismo tipico della loro età, e farlo usando dei simboli, come i personaggi delle storie, può servire ad esporli di meno, ad avere il giusto distacco rispetto a vissuti personali dolorosi».
C’è molto di ciò nel tuo libro?
«Certo, l’ho già detto prima, riuscire a trasmettere emozioni e consapevolizzarle ai bambini è importante. In tutto questo, la trama è piena di colpi di scena e c’è, ad un certo punto, una certa freneticità che collega le storie, tipiche di tanti videogiochi, anche se tutto questo viene vissuto attraverso la fantasia e non con una playstation».
Andiamo al libro in quanto struttura e vocazione: perché e per chi lo hai scritto?
«L’ho scritto perché mi piace raccontare; e l’ho scritto per i miei alunni, ma sottolineo che non è solo un racconto per ragazzi».
Hai mai partecipato a premi e/o concorsi? Hai mai vinto o ricevuto riconoscimenti?
«Ho partecipato solo una volta al Premio Calvino, con il racconto breve Una storia importante. Non sono una scrittrice che ama partecipare a premi e concorsi, non ho la pazienza di aspettare per vedere come va a finire. Mi interessa, invece, molto l’opinione dei lettori, ma a causa del periodo che stiamo vivendo non ho ancora potuto promuovere l’opera a dovere e non ho ricevuto ancora dei feedback, dato che il libro è appena uscito».