“Quando una donna” assieme ad un’altra giungono alla soluzione
L’esordio di Sara Maria Serafini è un delicatissimo invito alla reazione.
Quando una donna pubblicato per Morellini Editore è l’esordio alla narrativa di Sara Maria Serafini. Seppur sia il primo romanzo, l’ingegnere milanese non è nuova alle pubblicazioni, tant’è che oltre ad alcuni racconti l’autrice di questo importante romanzo formativo e di formazione è la fondatrice della nota rivista culturale Risme.
“Quando una donna” vs misoginia
C’è un cretino, delle mie parti, che si vanta di star realizzando un’ opera letteraria sul tema della misoginia. Ovviamente l’escamotage che lo salva è che l’opera la sta scrivendo in chiave burlonesca e divertente.
Lo giustificheranno, rendendo la sua altezza intellettuale al pari di quella di personaggi come me. Ciò non è vanto, né vanità, semplicemente realtà.
Mi vergogno
Non sono io, però devo ammettere che mi vergogno molto. Anni fa, sottoposto ad una intervista carica di provocazioni, mi fu fatta la seguente domanda: “Ma allora se stai seduto a destra […] pertanto sei misogino?”.
Non facile da capire. Risposi, per ulteriore provocazione, che non potevo non esserlo misogino. Subito fui attaccato. Replicai, e oggi mi rendo conto dell’errore, che dati gli interlocutori, era inevitabile che la misoginia doveva essere una scienza esatta.
Quando il potere osceno è in mano alle persone sbagliate
La differenza che feci notare è che io non ho padri marescialli né aristocratici, che giustificano le violenze che io abbia potuto praticare verso una mia compagna, loro si! Pertanto da indagini e altre magagne, è più probabile che la mia risposta alla misoginia come scienza esatta, venga a condannare me piuttosto che il merdaro di cui sopra che lo si aspetta con tanto di editore che lo esalta.
Devo molto a “Quando una donna”
Perché questa introduzione cosi caustica e critica e autocritica? Perché non si smette mai di apprendere quando non bisogna cadere in tentazione, qualunque cosa ti dicano e facciano; a tutto c’è rimedio, ma la cosa importante è non trascendere in volgarità che umiliano, e, oggi, oltraggiano troppo la sensibilità dell’altro. Me ne sono accorto, e questo mi ha ispirato, grazie all’esordio alla narrativa della fondatrice della rivista culturale, nuovamente, “Risme”, Sara Maria Serafini, alla quale devo sicuramente molto.
Scrivere una recensione in prima persona
Non scrivo in prima persona, se non quando preparo delle relazioni per diagnosi. Stavolta è accaduto. Vi dico un po’ di cosa tratta “Quando una donna”, pubblicato per i tipi di Morellini editore. Due donne, due universi, due grandezze, due bellezze, rovinate da altrettanti due universi, due mondi, due separazioni inevitabilmente cercate.
La prima perché non riesce a ‘produrre’ la consecutio nascendi su questa terra, dunque anche la possibilità di sentirsi madre, di provare le sensazioni di una gravidanza, donna completa con le emozioni dirette di essere se stessi nell’altro.
La seconda perché deve fuggire da un cecchino del fantomatico amor voluto, e mi spiace dirlo, io a Torino ho vissuto ed è un posto enorme dove molto lavoro si trova e molte persone dell’est ho incontrato, persone gentili, persone che le loro compagne all’indomani il contorno nero dell’occhio lo avevano perché le picchiavano duro, certo non mi oso generalizzare: ho conosciuto chi pure a calci in culo prendeva il compagno, o chi tranquillamente vive.
Anika, Claudia, Torino, Rossano Calabro
Quella di Anika, una delle due donne protagoniste che racconta Sara Maria Serafini, mi ha proiettato subito al quadrilatero romano, a Santena, a Rivoli, a Souze D’Oulx, ai Murazzi, a Piazza Vittorio, alla cocaina a tutti i costi sennò sei un coglione, (io sono un coglione pertanto!), in tutto ciò che è Turin.
Torino dove incontri molti stranieri che lavorano, sgobbano, sono pure rispettati, ma chi non li rispetta sono proprio coloro che vanno a braccetto a cercar una vita migliore, spesso mariti, fidanzati, ma anche amiche, madri, perché non è giusto far demagogia.
E proprio la demagogia, manca in questo romanzo così semplice e scarno di orpelli vari, scritto con maestria dall’autrice che concentra altra parte del racconto in Calabria, la regione per antonomasia maltrattata dallo Stato italiano.
Non credo che abbia scelto l’asse Torino – dove il mondo dell’immigrazione è storico a decorrere da noi meridionali -, Rossano per dare un insegnamento sul rispetto e sulle buone maniere che non debbano venir mai per fittizio perbenismo, cosa che trapela nella relazione dell’atra protagonista, Claudia, affermata lavoratrice, che vive bene, ma che avrebbe una gran voglia di maternità e di mandare a fare in culo il suo compagno, perché di solo apparenze e “fittizume” vario non si può vivere.
Onore alla bellezza, tout-court
Io non sono una persona che ama molto i dati delle statistiche fornite dai media, o quelle azioni che si danno per certo o ancora i fenomeni populisti salvinieschi o i loro opposti noumenizzati gretiani. Manco le associazioni di femministe mi interessano più di tanto, o la tutela a tutti i costi del sesso debole (quante non se ne dicono di donne che abusano di altre donne? O di donne che disintegrano uomini?), o politicate varie che giovano a metter su piccoli partiti che campano meno di un anno, però posso affermare che se un manifesto contemporaneo che possa sollecitare e spingere alla cura e alla dedizione delle persone lo si vuole proporre alle nuove generazioni o anche a persone mature dai quaranta in su, ecco il tutto è trovabile in questo bel romanzo di questa bell’ingegnere e insegnante che Mauro Morellini ha messo in squadra nella sua casa editrice.
Ben oltre la strenna natalizia
Regalo natalizio azzeccato per sensibilizzare chi come un cretino come me cadde nella trappola della provocazione di quella intervista di cui sopra; libro consigliabile al di là del Natale, per una lettura scorrevole, grazie alla maestria, nuovamente, con la quale ci si è approcciati per partorirlo. Libro che tocca trasversalmente più tematiche socio affettive che potrebbero dar scossoni non indifferenti a persone che hanno perso speranza di credere nel bello. Brava Sara Maria Serafini. Emozione e concretezza!