Da Vivere de La Sicilia, del 24 ottobre 2019
Aurora Amico «L’esistenza in affitto di Caterina la pura»
di Salvatore Massimo Fazio
La traversata – Tra maschere e silenzio (Algra Editore, settembre 2019), è il viaggio di Caterina Costa alias paradosso di “un’esistenza muta e invisibile, di una vita che non c’è: dissipata in quel modo di essere per cui basta sembrare di essere”, in definitiva di quella che Aurora Amico, messinese classe ’89, nel suo libro d’esordio definisce un’«esistenza in affitto». Sin da subito si coglie nella narrazione l’ispirazione alle storture tipiche della società moderna, diramate in diverse crisi, che così spiega l’autrice: «dalla politico-istituzionale a quella economica e sociale e, in special modo, quella esistenziale che portano con sé quel senso di inadeguatezza, di smarrimento, di appiattimento tipici del nostro tempo, e che sfociano nella contrapposizione fra il dentro e il fuori».
Caterina Costa è il (non) personaggio viandante protagonista del romanzo e «il suo viaggio – replica Aurora – si sviluppa con il suo raffrontarsi doloroso e tormentato ma, soprattutto, coraggioso con diversi agenti; primi fra tutti la solitudine e il silenzio che, da simbolo di incomunicabilità, l’uno, e assordante vuoto, l’altro, diventeranno la dimensione ideale in cui rifugiarsi per ascoltarsi e conoscere se stessa e imparare ad amarsi con i propri limiti, ma anche di provare a superarli. Perciò, le maschere, da cui Caterina deciderà di liberarsi, ma che non sono banalmente quelle della gente intorno a lei, ma piuttosto le proprie».
Di queste maschere l’intreccio è alquanto interessante: indossate da molti che le faranno proprie, dopo se ne libereranno al fine di giungere allo stato di purezza primario, tanto che la Amico afferma che «Caterina è un nome di origine greca e significa “pura”, ma deriva da un verbo “Kathàiro” che significa purificare, liberare, catarsi appunto (con cui, tra l’altro, condivide la radice) e l’ho scelto proprio per indicare metaforicamente il percorso della protagonista. In un primo momento l’avevo chiamata Carlotta, che vuol dire donna libera, ma non le calzava: la protagonista lotta per raggiungere la libertà, perché è tutt’altro che libera e, d’altro canto, dalla sua traversata comprenderà che, più di tutto il resto, la sua prigionia dipende da lei». Dunque ci si risolve nella confusione ctonia, non della genesi quanto del teleos, ecco perché «l’assenza di una vera trama – incalza la Amico – e la presenza di altri personaggi rappresentati come una sorta di caricature umane, ma collegati in qualche modo a Caterina, mi hanno permesso di giocare col lettore facendo si che chiunque legga possa riconoscersi in quelle emozioni e, perciò, che “La traversata” stessa potesse rappresentare il cammino di ciascuno di noi fatto di mondi, di incontri e di pensieri, di dubbi, di immaginazione e di follia, di maschere e di silenzio». Una esordiente che stupisce a colpi di nichilismo in chiave ottimista, velata dall’accettazione del qui e ora: ti ha supportato qualcuno in questa opera sperimentale? «La mia adorata nonna è stata decisiva: mi ha letteralmente minacciata di inviare la bozza a case editrici. I miei genitori e mia sorella, da lontano quest’ultima, mi hanno sostenuta, il mio ragazzo continua a incoraggiarmi con infinita pazienza». E c’è pure Duca, lo shihtzu di Aurora che nel libro riporta la seguente locuzione: “ti ho insegnato a stare al guinzaglio mentre tu, con pazienza, con quella corda, mi insegnavi a stare al mondo”, «posso dire che sia racchiuso tutto lì il suo ruolo in questa avventura e anche nella mia vita».