Si Vivere de La Sicilia del 22 agosto 2019
Danilo Ferrari: «L’incontro è il mio bisogno primario»
di Salvatore Massimo Fazio / “Punto di vista” è il secondo saggio romanzato del poliedrico scrittore, artista, giornalista, attore catanese. Pubblicato, ancora una volta, da Nèon, il libro fa parte di un progetto editoriale che produce crescita collettiva e partecipazione. «Attraverso le parole – dice – , che vivono sul palcoscenico o sulla pagina di un libro, il rapporto con gli altri è il vero motivo di ogni scelta artistica»
Ne Il coraggio è una cosa, narrava così: “il mal di schiena è insopportabile”; perché devi stare sempre seduto, e ne risente il corpo. Che non si arreseDanilo Ferrari, lo sa il pianeta intero: non parla, non cammina, non muove le braccia, è fermo immobile. Forse. Muove gli occhi, la testa, emettephoné, gesticola. È questa la scommessa vinta dal poliedrico artista, giornalista, attore, scrittore catanese, che con la madre così dialogava. Ma il quidemerse con la sua inseparabile amica Maria Stella Accolla, insegnante alle scuole superiori, che ad oggi è forse la persona che più di ogni altra conosce il lessario daniliano, sempre più completo, sempre più sviluppato, tanto che la stessa dichiara, raccontandomi una delle chiacchierate con Danilo: «Il problema è il nostro, quando abbiamo dei blocchi davanti ad una cultura nuova, alla stregua, non è di Danilo. Lui comunica con quel linguaggio, se non si ha tempo e pazienza, puoi rinunciare».
Certo l’evoluzione digitale fa tanto, ma Danilo scelse di comunicare ontologicamente: lo sguardo, la prossemica, insomma come molti preferisce in vis a vis. Di quella liaisonche parte da Platone, prosegue per Fedro e giunge al Corpo, Danilo non solo corre, ma adesso il suo pensiero sempre più attivo, spinge all’ironia, ad arrabbiarsi per i lamentosi, ma anche ad accettare la mancanza di intima privacy come nell’incipit di uno dei capitoli del nuovo libro: «Pensate a chi non può avere privacy neppure per fare la pipì da solo».
Ed ecco, che tra prove teatrali, con la direzione di Monica Felloni, regista che assieme a Giorgio Barberio Corsetti (lo ricordiamo a dirigere Giovanni Lindo Ferretti), rappresenta l’eccellenza italiana della sperimentazione in teatro; viaggi, presentazioni, interviste a più non posso e studio, esce il suo secondo saggio romanzato, Punto di Vista, pubblicato anch’esso per i tipi di Nèon edizionicui il direttore editoriale Piero Ristagnodichiara: «È il 5° volume di Nèon edizioni, il secondo di Danilo. La nostra attività editoriale è circoscritta a progetti che dal libro producono ulteriori azioni e possibilità di partecipazione e crescita collettiva. In tal senso Punto di Vista, continuerà e amplierà il rapporto con gli studenti delle scuole medie e superiori, tramite il progetto “Incontro con l’autore”. Non solo gli adulti, anzi proprio da dire che i giovani sono gli interlocutori naturali per Danilo e la scuola il luogo culturalmente più consono al dialogo».
Dal 2014 ad oggi nel nuovo libro si coglie una maggiore schiettezza, l’esser diretto, crudo. Un libro che potrebbe riportare al tuttismosgalambriano, con la differenza che in Danilo il mezzo di confronto è una società che ha tutto ciò che ha lo stesso, ma che può usare questo tutto!
Sempre interessante incontrare Danilo, dove non si parla della solita tiritera della patologia, a quello già hanno pensato i media da un turbinio di anni, mi immergo in uno scambio di quelli definibili a “botta e risposta”, perché mi interessa cosa lo ha fatto incazzare rispetto a 5 anni fa, dove raccontò quello che fu definito un miracolo, e che con le parole e i fatti di Maria Stella Accolla ci accorgiamo che così non è: «Chi vuole comprendere una lingua nuova deve studiare e dedicare tempo, senza aver fretta. Anche io mi trovai spiazzata i primi tempi».
Chiedo a Danilo cosa lo ha ispirato per questa nuova opera, se nuove letture. Cosi ribatte:«Non chiedermi di fare una scelta fra libri , per me sono tutti importanti. Scrivere fa parte dei bisogni primari, mi è necessario come mangiare e respirare. Inspirare e espirare ed ispirare sono tutte fasi dello stesso processo vitale dell’essere umano: necessarie!».
Quasi a professare la tesi del riduzionismo d’orsiano, grazie a sinteticità e chiarezza, al chiedergli del rapporto con Nèon, se vi sono state evoluzioni e cambiamenti nella sua carriera, dall’ultimo spettacolo che lo ha visto protagonista, incalza:«Nèon e Danilo sono due facce imprescindibili della stessa medaglia, non si può guardare l’una senza trovare l’altra. Dal punto di vista artistico. Non so se la mia vita sia cambiata, diciamo che non è oggetto delle mie riflessioni. Sicuramente so che, attraverso le parole, che vivono sul palcoscenico o sulla pagina bianca di un libro, “l’incontro” è il mio bisogno primario, anzi penso che questo sia il vero motivo di ogni scelta artistica».
Lo sport, il calcio, una metafora presentissima nelle sue esternazioni: tifoso del Catania e una simpatia per l’Inter di cui raccontava nel primo libro. L’Inter quest’anno ha un allenatore che per dna è juventino, cosa si aspetta Danilo? «L’allenatore è come il regista teatrale , o crea sintonia nel gruppo, o se sei fortunato, hai Ronaldo e vivi di monologhi». Tagliente battuta antijuventina o esaltazione del mito? Sorpreso, ne scorgo il piacere del dubbio, glielo dico… mi blocca e incalza nuovamente: «Per una eventuale nota biografica sul mio conto metti pure che ancora Danilo Ferrari ha voglia di respirare». Stupore!