Da L’Urlo del 6 agosto 2019
È “Gli occhi di Asha” di Alessandra Iannotta il libro del mese Agosto 2019 – L’intervista
Quando la spiritualità è intrinseca ma non facciamo nulla per risvegliarla.
Gli occhi di Asha, di Alessandra Iannotta, pubblicato per i tipi di Kanaga edizioni, ieri a Sezze, in provincia di Latina è stato presentato per la seconda volta dal giorno della sua pubblicazione.
A presenziare all’evento la fidata Michela Tanfoglio, agente letterario tra le più note del panorama nazionale; il musicista Rashmi Bhatt, maestro di musiche sacre, Rino Caputo, Gianfranco Loffarelli e l’editore CheikhTidiane Gaye.
Ovvia la presenza massiccia del pubblico che ha bissato il successo della prima nazionale che si tenne il 3 luglio scorso nella Terrazza del Gianicolo in Roma, dove grazie allo spazio le presenze erano oltre 300.
L’incontro con gli occhi di Asha
Il racconto del libro non nascondiamo che ci ha lasciato di stucco, forse perché troppe volte siamo convinti che chi pratica la professione di avvocato, è sempre relegato in un angolo di razionalità che poco si addentra a fattori spirituali e a percezioni umane, ma che hanno a che fare con l’invisibile. La voglia di saperne di più oltre a sfogliare il bel volume edito da Kanaga, ci ha fatto attendere per poter intervistare Alessandra Iannotta, che con grande garbo e gentilezza ha risposto alle nostre domande per quello che abbiamo deciso essere il libro del mese Agosto 2019. Un libro uscito da poco che però ha proiettato nel firmamento editoria questa simpatica avvocatessa.
Novità e distinguo: scrittura/visioni. Come è nato “Gli occhi di Asha”?
«È un libro importante si! Più che un romanzo, è qualcosa in cui credo da sempre. Come tutti coloro che accedono alla sfera creativa e ricevono un dono, anche a me è successo. Non co come è arrivato. Presi la penna e scrissi, scrivevo. Visualizzavo ciò che scrivevo. Il mio cervello vedeva, visualizzava nel mentre scrivevo ciò che lui vedeva. Così è nato “Gli occhi di Asha”. Messaggi, visioni, che diventano importanti perché arrivano al cuore di tutti. Aiutano a viverla, questa vista, con più leggerezza».
Hai raccontato di sette vite e una sola anima, come funziona questo processo?
«Un’anima prima ancora di nascere, in uno spazio senza tempo, e questa è una chiave di lettura fondamentale, perché di difficile collocazione spazio temporale, compie una danza con degli animali intorno ad un fuoco, sacro.
Dentro lei si incarna una tigre. Da lì inizia il tutto: vivrà e affronterà sette vite cambiando ogni volta nome. Affronterà momenti complessi se non difficili che riuscirà a superare».
Come e quando?
«Riuscirà a superare le difficoltà solo quando capirà che deve rendersi conto, in quanto “uomo”, l’essere più libero dalle gabbie che lo stritolano che gli fanno perdere al gioia di vivere».
Dunque dopo l’avvio con la tigre, saranno uomini quelli in cui si incarnano questi occhi?
«Certamente! Ciò perché con questo romanzo vorrei dare dei messaggi positivi e utili. Nonostante tutto sia subliminato dall’astrazione della favola, in realtà si parla di vita concreta. Sette donne, in cui tutti si possono rispecchiare. Il romanzo fotografa quella che è la realtà».
Non mi è chiaro: il ruolo dello spirito/pensiero?
«È proprio quel frangente di pensiero che rimuoviamo. Attraverso il pensiero, i filosofi sono stati maestri enormi, che facilmente l’uomo dimentica. Loro hanno tramandato messaggi, come delle rocce sulle quali fondare al nostra esistenza. Noi lo abbiamo dimenticato, legandoci a gabbie della sofferenza. Spesso dimentichiamo che i filosofi hanno lasciato tutto in eredità per far scorrere meglio il decorso temporale della vita».
Molto intenso e molto belli e misterioso: ve ne sono altri?
«Sono tanti. Ma un altro te lo dico: sorridere, non prendere sempre tutto sul serio, perché solo così facendo, il brutto si trasforma in bellezza e leggerezza, abbandonando quegli arrovellamenti della mente che portano nulla».
Ascoltandoti mi è sorta questa domanda: quanto crede Alessandra Iannotta agli occhi di Asha?
«Il nostro Signore è il grande Maestro, che non dimentichiamolo disse di guardare e osservare gli animali e i fiori nei campi. I gigli. Solo l’uomo che è figlio di Dio per antonomasia, si arrovella e preoccupa sempre, tralasciando la potenza del bello: perché?»
Un libro dagli occhi potenti…
«Magico, sicuramente magico! Non impressioni il sostantivo, la sua accezione è positiva! Pensa che rimasi quattro anni in attesa per trovare un editore che lo leggesse e magari publicasse. Una mattina, così come si suol dire “di pancia”, capii che dovevo affidarlo a Kanaga edizioni. Magia anche in questa scelta. A Kanaga piacque, ed eccolo qui».
Magico perché?
«Potrebbe sembrare anomalo, ma tutto ciò che sta accadendo è magia pura. Ho pensato ad es. che il libro arrivasse al cuore delle persone e ciò che ne è veniva fuori avesse un significato concreto: i miei diritti da devolvere per i bimbi indiani in difficoltà: sta proprio accadendo questo. Tutto, si è mosso e si muove autonomamente».
Questi occhi vedranno la luce del cinema?
«Anche in questo caso, senza che io facessi nulla. Si stanno aprendo porte per il cinema. Ho capito che ciò che mi muoveva a scriverlo ha una potenza benefica fino a quando è giunta la notizia che si sono aperti spiragli nel mondo del cinema».