di Marina Zabatino
Outsiders Catania
9 marzo 2015
Se il nome che scegliamo per i nostri figli è sempre indicativo e mai casuale, il progetto Smegma Bovary può lasciare intuire cosa ci si appresti ad ascoltare ad un loro live. Non musica da camera, nessuna ballata cantautoriale; non è pop, punk, electro, new wave. Forse è tutto questo insieme ma sicuramente, e soprattutto, non è mainstream. Ed in questa nuova generazione che sempre più palesa un basso livello culturale mascherato da intellettualismo da quattro soldi, Smegma sguaina la spada (o forse un’accetta), ed illumina i presenti, gli assenti e forse anche qualche manichino. Reduci dal punk rock degli anni di gloria di Ferretti, si convertono al fanatismo e celebrano l’arte come manifestazione sensibile della verità, cercando l’illuminazione anche nel fondo di una latrina. Il live comincia con Voglio andare a passeggiare al mare con te, una melodia cantilenante che rivela un testo antitetico, seguita da Agnus Dei con la partecipazione del filosofo Massimo Fazio che intona in loop con toni bassissimi Voglio vivere così di Tagliavini dove la musica è lasciata libera, tra accordi e disaccordi, e le parole riecheggiano, distorte, come riprodotte da un grammofono rotto. Il trio ha un perfetto equilibrio: Emiliano Cinquerrui usa la voce alternando i toni bassi da oltretomba, i medi con effetto eco liturgico, gli altissimi ad effetto ‘urlatore sguaiato’ (o scuoiato!) accompagnato dal suo compare Giuseppe Schillaci al synth che, con una mise tra un Lupin ed un Ruggeri anni ’80, lo accompagna come seconda voce. Meraviglioso il quadro nonsense di Schillaci e Cinquerrui: occhiali da sole, movenze ammiccanti, coretti da film (porno) di serie B, in una versione etero e deformata di due “Paola e Chiara” impazzite che si definiscono, oltre le banali etichette di genere, “la smagliatura del pop italiano”. Un elogio spassionato va anche al chitarrista Francesco Lima che sfoggia a testa alta un suono tondo, pieno e deciso, precisione negli assoli e una verve da professionista. Cinquerrui è molto coreografico durante il live: abbina movimenti scattosi che sottolineano il ritmo o le strofe: per Basta un piccolo salto o per la ‘hit’ Massimo Pezzali l’ipnosi della ripetizione, delle parole e dei movimenti, contagia inevitabilmente. Le ‘storie’ di Emiliano mettono in tavola tutto ciò che di scaduto c’è nella dispensa di una psiche apparentemente normale (Xanax o Difterite); mette in scena il canonico lato più o meno oscuro di ognuno di noi, nessuno escluso. L’effetto straniante è creato dalla serie dei personaggi che popolano i brani: dottori che prescrivono codeina, bambini che amano il ritalin…; testi asciutti e diretti, immersi in atmosfere oniriche ed ipnotiche. Di certo assistere al live rappresenta una sana alternativa allo sballo da psicofarmaci e LDS. E se la mamma vi ha detto di stare alla larga dai rave, io farei attenzione anche allo Smegma Bovary effect.