“Molto tempo fa il mondo era molto diverso da come lo vediamo ora. C’erano meno persone e si viveva più vicini alla terra. La gente conosceva il linguaggio della pioggia, dei raccolti e del Grande Creatore. Sapeva perfino parlare alle stelle e ai popoli del cielo. Era consapevole del fatto che la vita è sacra e proviene dal matrimonio tra Madre Terra e Padre Cielo.
A quel tempo, c’era equilibrio e la gente era felice. (…)
Poi accadde qualcosa. Nessuno ne conosce il vero motivo, ma la gente cominciò a dimenticare la propria identità. In quel processo del dimenticare, tutti cominciarono a sentirsi separati – dalla terra, dal prossimo e perfino dal Creatore. Si erano perduti e andavano alla deriva nella vita, privi di direzione e senza un collegamento.
In quella condizione di separatezza, cominciarono a credere di dover lottare per sopravvivere e per stare al mondo, di doversi difendere da quelle stesse forze che avevano dato loro la vita e con cui avevano imparato a convivere in armonia e fiducia. Ben presto, tutta la loro energia confluì nello sforzo di proteggersi dal mondo esterno, anzichè di fare pace col loro mondo interiore. (…)
Anche se avevano dimenticato chi erano, il dono lasciatogli dai loro avi era rimasto in loro. Gli restava dentro ancora vivo, un ricordo. Nei loro sogni, di notte, sapevano di avere il potere di guarire i loro corpi, di far cadere la pioggia quando ne avevano bisogno e di parlare con gli antenati. Sapevano di essere in grado in qualche modo, di ritrovare il loro posto nell’ambiente naturale.
Mentre cercavano di ricordare chi fossero, cominciarono a costruire all’esterno di sé le cose che si collegavano alla loro identità interiore. Col passare del tempo fecero persino delle macchine capaci di guarirli, realizzarono sostanze chimiche per far crescere i raccolti e tesero lunghi fili per comunicare a distanza. Più si allontanavano dal potere interiore, più nelle loro vite si accumulavano tutte le cose che, secondo loro, potevano dare la felicità.”(…)
“Come va a finire il tuo racconto?” chiesi al saggio. “Alla fine la gente riuscì a recuperare il potere personale e a ritrovare la propria identità?”
Ormai il sole era scomparso dietro le pareti rocciose del canyon e finalmente potevo vedere il volto di chi mi parlava. Ritto davanti a me, dopo aver udito la domanda l’uomo dalla carnagione abbronzata fece un ampio sorriso. Rimase in silenzio per un momento, poi sussurrò: “Nessuno lo sa, perchè la storia non è ancora finita. Il popolo che ha smarrito se stesso era quello dei nostri antenati e noi siamo quelli che scriveranno la parola fine. Lei che ne pensa…?”.
Considerazioni personali:
E’ la storia della nostra umanità…sempre più lontana dal proprio centro e sempre più dispersa nella ricerca esteriore…
Ma come mai l’uomo si allontana sempre di più dal suo potere interiore per andare alla ricerca di fallaci chimere che si dissolvono come fumo al vento?Semplice: la personalità ( ego, io inferiore, lo sfidante o come meglio lo identifichiamo) trae la propria linfa e quindi esiste attraverso le proiezioni esteriori.
Viaggiando dentro se stessi, da entronauti, la personalità si indebolisce lasciando spazio alla Vera Essenza Divina presente in ognuno. Come ben comprenderete, questo allo Sfidante non conviene. In questo modo non potrà più pilotare la nostra vita. E lui non vuol cedere, non vuol morire.
Ma finchè sarà la personalità e non l’Anima a guidare la nostra vita, essa sarà sempre caratterizzata da dolori e sofferenze.
I mezzi variano, ma il risultato non cambia.
E più si percorre questa falsa strada maestra e maggiormente cresce la separazione con il resto del Creato. E più si vive nella separazione e maggiori sono le difficoltà.
Il Grande Maestro Giordano Bruno amava dire: “ l’uomo non è cattivo…è solo infelice…e la sua mente è la causa della sua infelicità”.
Si, la sua mente, controllata e diretta dalla personalità sempre proiettata verso l’esteriore…
E, ad alcune persone, guai a farlo notare…immediatamente pronte a tacciarti di “antico, arcaico, vecchio…”
Salvo poi a lamentarsi degli “aggiustamenti” che l’Anima, attraverso la Vita, è “costretta” a fargli piombare tra capo e collo.
Dobbiamo lavorare su noi stessi se vogliamo migliorare le condizioni del mondo…non c’è altra via, non c’è altra soluzione.
“Sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo” amava dire il Mahatma Gandhi ed in questa frase è racchiusa la soluzione di ogni problema.
Un abbraccio di Luce e Pace
buon fine settimana a tutti
con Amore Francesco
Atmananda das (G.B.)