Il 18 giugno 2016 presso lo sPAZIO211 in Turin, si è tenuta la prima edizione del Memento-Core, curato da F. Campione e L. Fragomele in collaborazione col TorinoMadPride. La volontà, dichiaratamente espressa, della nascita del suddetto, è stata quella di sensibilizzare il popolo a verificare, riguardare, migliorare il modus operandi in materia di dipendenze da farmaci che fortemente implicano un malessere non solo psicologico, ma anche fisiologico. Già il sabato precedente, il movimento che rappresenta l’Italia nel mondo per questa opera di sensibilizzazione, Torino Mad Pride, aveva tenuto un sit-in con sfilata per le vie del centro della città antonelliana, come accade da anni, nonostante l’estate tardasse ad arrivare con conseguenti piogge battenti che si sono fermate solo a brevissimi sprazzi.
La scelta della data, giorno che annunciava la festa della musica ad opera e col partnership del Comune di Torino in tutte le cinture della città neopentastellata in sindacatura, è stata parecchio coraggiosa, per il motivo appena espresso. Ma si può affermare con doverosa verità che, nonostante gli impedimenti climatici e la “concorrenza” su tutto il territorio, le fatiche dell’organizzazione sono state ripagate.
Un evento ludico, che non ha puntato alle discriminazioni artistiche e culturali, volutamente. E ciò è piaciuto al pubblico intervenuto.
L’apertura ha visto coinvolto il nostro, ospitato nel ruolo di featuring letterario, a presentare la scrittrice Aurora Frola che nell’anno del Signore 2012 è andata in stampa pubblicando per i tipi di #EdizioniDellaSera il romanzo #IricordiNonSiLavano che affronta la drammaticità del malessere esistenziale congiunto all’eccesso abuso di farmaci e altre sostanze psicotrope riconosciute come non legali, che rendono amebe le menti e devastano il fisico, creando un processo di trasformazione che solo gli idioti possono non comprendere. I due si sono soffermati sull’aspetto esistenzialista del libro, portando in auge l’importanza delle relazioni, non necessariamente sociali(zzanti) e delle terapie non solo psicologiche, ma anche di sostegno sociologico e di consulenza filosofica (tutta la carriera di S. M. Fazio è contraddistinta nella lotta all’accettazione dell’intreccio psicosociofilosofico per la salvezza dei momenti più duri che ogni essere umano può trovarsi d’improvviso a vivere). Aurora Frola, ha, magistralmente, risposto a delle domande mirate, delle quali di alcune si è detta sorpresa, in quanto mai fattele in altri incontri letterari. I due sono andati oltre, (la preparazione elevatissima la si avvertiva nell’aria, ma è stata confermata con un dialogo semplice ma puntatissimo per risvegliare le coscienze): nessun biasimo e condanna, nessun accenno di “vilipendio” alle droghe ufficiali e a quelle opposte, ma un fiume di argomenti che trasversalmente e con determinazione hanno acceso il motore immobile che socialmente molte menti rimangono a sedervici sopra e dentro il proprio orticello di pensiero, senza riuscire ad espandersi.
Una visione quasi anarchica per i due scrittori (a destra in foto), che lo si può dire tranquillamente specie per il nostro, sembravano gocce fuor d’acqua dall’abbigliamento ai modus facendi, molto silenziosi, di pre apertura, miscelata ai valori della lucidità interrotta, non per cause di imposizione ma per scelte personali. E queste scelte personali finiscono quasi sempre nel confrontarsi con la caduta verso quell’oblio “[…] tanto per citare Cioran, che è uno sprofondamento verso l’abisso che ci illude che stiamo vivendo ai margini dell’alternatività, quando siamo più fottuti di complessi di ogni qualsivoglia specie che respira in terra […]” (S.M.Fazio n.d.r.), o “[…] ti fanno male le benzodiazepine… stai con noi, tira di coca, è bellissimo. Ma non dicevano che ti fotteva poi!” (Aurora Frola in I ricordi non si lavano, n.d.r.). Da una parte la libertà di riuscire a risalire, tra mille confusioni, dopo la discesa agli inferi, che magari illo tempore era la reale scelta dell’accettazione sociale, quella socialità che fa tanto male quando non riesci ad adeguarti al sogno del gruppo, perché natura del gruppo è quella di individui e gli individui se ne fottono se hanno altre prede, nonostante millantano l’amore amicale come migliore rispetto a quello per se stesso, dall’altra la durezza, filosofica, per chiedersi: ma si fa guerra solo contro gli psicofarmaci per presa di posizione no-global, e alcolici (legali) o miscugli di droghe invece vengono non esaltati ma quanto meno tollerati, senza andare a scandagliare la propensione di una diversità che si sta elaborando.
Aurora e Massimo, hanno concluso, dopo circa 50 minuti accomodati tra le bellissime sculture di Fabio Bau’, sostenendo – e invitando a gran voce il pubblico- per:
1. l’impegno del Torino Mad Pride, degnamente rappresentato da Łukasz Mrozinski, (lo stesso ha presentato il suo ultimo progetto
musicale assieme a Federico Bosi, che richiama la soffocata new wawe darkeggiante anni ’80, ma con l’intromissione dell’elettronica e con testi che puntano al reale ruolo che la salute mentale dovrebbe avere: non distruggere la vivacità del modo di essere), da Cosimo Cavallo, coi suoi lavori su carta con biro, ritratti ottenuti con un ondeggiamento costante che a vederli ti si apre il cuore e a veder lui all’opera rimani paralizzato dalla stilistica e dalla bravura (ma come non è alla ribalta un artista di codesto talento?) dagli altri rappresentanti, come Chiara Abbà, che al banchetto hanno dato colore con le borse e le maglie, creando un punto di informazione, per chi ne volesse sapere di più sulla lotta costante contro le mafie globali che abusano su chi lo appella come un disagio psichico sul quale case farmaceutiche si arricchiscono e su ulteriore lotta per il riconoscimento della legittimità dell’utente psichiatrico, così appellato per convenienza etica sino ad addormentarlo;
2. la legittimità del farmaco solo se realmente controllato e al fine che possa far riprendere quelle persone come la protagonista del libro;
3. L’intolleranza pari a zero nei confronti delle droghe al pari degli psicofarmaci, soffermandosi sulla cocaina, più volte citata nel libro, “da debellare: o i produttori o i consumatori, perché è inaccettabile che del farmaco si fa condanna, giustamente, perché è il tramite per l’arricchimento delle lobby, mentre della merda tagliata col piscio dei topi quasi se ne fa esaltazione, che comunque distrugge con dipendenza alla stessa maniera dei farmaci” (Fazio n.d.r.).
L’evento è stato accompagnato dalle opere grafiche di MichelaUruk-Hazel; da quelle di Valentia Brostean; dal rappresentante del Laboratorio dei mutanti Gabriele Cotza, per finire con le opere più innovative, a nostro parere quelle di Fabio Bau’ e Cosimo Cavallo (foto a sinistra), e si è avviato a conclusione con un classico: music live di quattro band, quali Battilastra, Moloshnikov, Rifiuto HC, Alldways, di orientamento hard core, post punk e hard noise con sfumature nichiliste (giusto per non dimenticare, Torino è la città dove è nato e ha sviluppato la sua poetica nichilista Luca Abort, al secolo Bortolusso) che hanno rimbombato tra rullanti marcianti, chitarre a tempo di 34/8, bassi iperbolici e voci luciferine e che hanno trapanato le tempie, il tutto in un clima di goliardia e godimento delle arti.
V. Alisna