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La campana d’argento (Il Venerdì di Francesco Das Atmananda)

18 Marzo 2016 - DIGRESSIONI

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C’era una volta una magnifica cattedrale simbolo di una grande città. Su di essa svettava un superbo campanile, orgoglio di tutti gli abitanti. Tuttavia l’opera era incompiuta. Il campanile era muto: mancava la campana. Il vescovo decise di dotare il campanile di una campana degna dell’immagine della cattedrale: lanciò a tutta la città un invito per raccogliere oggetti d’argento, da far fondere, per realizzare con il contributo di tutti una campana d’argento. Cominciarono ad arrivare oggetti e monili d’argento. Un giorno da Don Enrico, incaricato dal vescovo di raccogliere le oblazioni, arrivò una povera vedova. Ella consegnò timidamente un centesimo d’argento, che era tutto quello che possedeva. Il prete prese la moneta con piglio sprezzante e appena la donna lasciò la stanza, lanciò la moneta fuori dalla finestra, nel giardino sottostante:
– “Un centesimo… Va bene solo per i mendicanti! A cosa può servire per una grande opera come la nostra campana?”

Dopo poche settimane venne raccolto molto argento: venne fuso e venne realizzata una campana stupenda. Era un’opera d’arte, una meraviglia che ogni esperto giudicò perfetta. Nel giorno di Pasqua, la maestosa campana d’argento fu benedetta, innalzata sul campanile e inaugurata. Fu il vescovo ad avere l’onore di dare il primo rintocco della nuova campana. La campana d’argento però emise soltanto un gemito pietoso, un suono pessimo, sordo che durò inoltre pochissimo. Dopo il clamoroso insuccesso tecnici ed esperti intervennero per analizzare l’opera: nessuno riusciva a spiegare il perché. Il vescovo pregò Dio di mostrargli la causa di tale fallimento. Una notte, in sogno, un angelo gli rivelò quello che il suo incaricato aveva fatto con l’offerta della povera vedova. Allora il vescovo cercò immediatamente Don Enrico, incaricato alla raccolta delle offerte, e gli chiese spiegazioni. Entrambi andarono allora in giardino e insieme, inginocchiati nell’erba e fra i cespugli, cercarono e cercarono…. fino a quando finalmente riuscirono a trovare la moneta della vedova. Il vescovo fece rifondere la campana d’argento, aggiungendo anche il centesimo donato dalla povera vedova. Quando, qualche settimana dopo riprovarono a collaudare la campana, il suo suono riempì l’aria con la melodia più bella che si fosse mai sentita provenire da una cattedrale.

Considerazioni personali:

Questa è una parabola molto profonda ricca d’ insegnamenti. Io ne ho colti alcuni, ma ce ne sono molti altri…
Vediamo, prima di tutto, uno per uno, i singoli personaggi. Il prete, Don Errico, rappresenta la personalità con tutte le sue sfumature, ( apparenza, egoismo, presunzione, superficialità, grettezza…ecc.); vive nel mondo delle forme e delle apparenze nel quale pensa di essere inattaccabile, sovrano di se stesso e degli altri. Povero illuso. Il vescovo della storia, rappresenta l’Anima, sempre alla ricerca delle cause e dei moventi profondi, nascosti in ogni accadimento della vita; vive nel Mondo delle Cause e dei Significati e cerca sempre di inviare dei messaggi alla personalità per cercare di svegliarla dal barontico letargo nel quale vive. La vedova rappresenta una “messaggera” portatrice di un insegnamento o di una lezione da imparare e mettere in pratica. Ogni dono, ogni gesto d’amore, anche il più piccolo e apparentemente insignificante, può racchiudere in sé un grande valore. Ma ognuno ha il libero arbitrio e può accogliere o meno questi messaggi. E come amo sempre dire in questi casi: “la semina è libera ma il raccolto è obbligatorio”. Molto spesso la vita di tante persone è governata e gestita da Don Errico, la personalità, che lascia poco spazio al vescovo e non prende assolutamente in considerazione la vedova. Risultato: la nostra campana, anche se è d’argento o d’oro, non suonerà mai o produrrà dei suoni stonati, sgradevoli e cacofonici con conseguente disarmonia nella nostra vita. La favola di Pinocchio, fiaba esoterica per eccellenza, racchiude molti insegnamenti in merito. Il Grillo parlante rappresenta la Voce della Coscienza, la sottile e sussurrata voce dell’Anima. Il burattino (la personalità) metteva sempre a tacere il Grillo (l’Anima) fino ad arrivare al punto di ucciderlo. Questo accade quando mettiamo definitivamente a tacere la voce dell’Anima. Da quel momento in poi sono iniziati tutti i guai per Pinocchio…

Solo quando presteremo Attenzione ai “messaggeri” ( che possono essere persone, situazioni, accadimenti) ed impareremo a consapevolizzare l’insegnamento che l’Universo ci fa pervenire attraverso di essi, la nostra campana potrà finalmente emettere un suono angelico. Ma questo può essere fatto solo se prestiamo attenzione alla Voce del Silenzio, la voce interiore del nostro Grillo, la voce sussurrata della nostra Anima. Il resto è solo fumo che si disperde nel vento…

Buon fine settimana ed un abbraccio di Luce e Pace per tutti con Amore Francesco das Atmananda (G.B.)

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