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L’occhio del Falegname (il Venerdì di Francesco Das Atmananda)

4 Dicembre 2015 - Il Venerdì

7C’era una volta, tanto tempo fa, in un piccolo villaggio, la bottega di un falegname. Un giorno, durante l’assenza del padrone, tutti i suoi arnesi da lavoro tennero un gran consiglio.
La seduta fu lunga e animata, talvolta anche veemente. Si trattava di escludere dall’ onorata comunità degli utensili un certo numero di membri.
Uno prese la parola : ” Dobbiamo espellere nostra sorella Sega, perchè morde e fa scricchiolare i denti. Ha il carattere più mordace della terra”

Un altro intervenne : ” Non possiamo tenere fra noi nostra sorella pialla : Ha un carattere tagliente e pignolo, da spellacchiare tutto quello che tocca”

” Fratel martello- protestò un altro- ha un caratteraccio pesante e violento. Lo definirei un picchiatore. E urtante il suo modo di ribattere continuamente e dà sui nervi a tutti. Escludiamolo”
“E i chiodi? Si può vivere con gente cosi pungente? Che se ne vadano! E anche lima e raspa. A vivere con loro è un attrito continuo. E cacciamo anche cartavetro, la cui unica ragion d’essere sembra quella di graffiare il prossimo!”
Cosi discutevano animosamente, parlavano tutti insieme, dove tutti volevano espellere tutti!
La riunione fu bruscamente interrotta dall’arrivo del falegname. Tutti gli utensili tacquero quando lo videro avvicinarsi al tavolo del lavoro.
L’uomo prese un’ asse e la segò con la sega mordace, la piallò con la pialla che spela tutto ciò che tocca, sorella ascia, sorella raspa e sorella cartavetro, entrarono in azione subito dopo.
Il falegname prese poi i chiodi e il martello.

Si servì di tutti i suoi attrezzi di brutto carattere per fabbricare una culla.
Una bellissima culla per accogliere un bambino che stava per nascere.

Considerazioni personali:

Bellissima parabola sul significato profondo dell’Unità nella diversità.

Si, perché la vera Unità risiede solo nella diversità. E’ facile unirsi con quelli uguali ed identici a noi. Ma in questo caso nessuno cresce, tutto resta stagnante e l’acqua che stagna tende sempre ad imputridire.

In questa storiella possiamo riconoscere gran parte degli esseri umani. Sempre pronti a screditare gli altri, a farsi la guerra, a pretendere di primeggiare; in altre parole a tendere verso la separazione.

Nulla di più sbagliato. La divisione, la parola stessa lo dice, dimezza. Quindi indebolisce. Quindi raddoppia i problemi. E’ matematico. Tutto diventa frammentato, dispersivo, solitario, doloroso.

E allontana da Dio, che è Unità.

Il termine religione, ad esempio, deriva dal latino relìgare, che significa unire. Invece, tra le mani degli uomini, le religioni dividono. C’è qualcosa che non quadra.

Tutto questo accade perché gli esseri umani tendono a far primeggiare la personalità sull’Anima che molto spesso soccombe sotto la spada d’acciaio della separatività.

La mia religione è migliore della tua, il mio dio è più grande del tuo, solo la mia religione salva le altre non contano nulla…; grazie a questo modo di pensare si sono fatte le guerre in ogni epoca ed in ogni area geografica.

Chiaramente, la sconfitta dell’Anima è soltanto temporanea; c’è sempre un “Falegname” che mette tutto in ordine e sistema le cose per fare in modo che possa nascere qualcosa di buono tramite l’unione.

Ma quando interviene il “Falegname” lo fa sempre a modo suo, per questo sarebbe molto meglio che ognuno di noi consapevolizzasse prima questa verità .

Un Maestro amava dire: “Solo nella miseria più assoluta si riscoprono i valori”. L’Unione è uno di essi. Basta guardarsi intorno per notare come si ritrovano unite le persone che hanno subito una catastrofe comune. Dobbiamo aspettare questi eventi per ritrovarci uniti?
A noi la scelta…c’è sempre il libero arbitrio…

Un abbraccio di Luce e Pace
buon fine settimana per tutti
con Amore Francesco das Atmananda
( G. B.)

Se odi una persona odi qualcosa in lei che è parte di te. Ciò che non è parte di noi stessi non ci disturba. (H. Hesse)

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