Festeggiamo il 10° articolo della rubrica Il Venerdì di Francesco Das Atmananda con la parabola del topo e la trappola, segnale importante per non permettere a nessuno di farci del male evitando di insorgere poi con la, giustissima, espressione “te l’avevo detto io…”
IL TOPO E LA TRAPPOLA
Un topo, guardando da un buco che c’era nella parete, vide un contadino e sua moglie che stavano aprendo un pacchetto.
Pensò a cosa potesse contenere e restò terrorizzato quando vide che dentro il pacchetto c’era una trappola per topi.
Corse subito nel cortile della fattoria per avvisare tutti:
“C’è una trappola per topi in casa, c’è una trappola per topi in casa!”
La gallina che stava raspando in cerca di cibo, alzò la testa e disse:
“Scusi, signor topo, io capisco che è un grande problema per voi topi, ma a me che sono una gallina non dovrebbe succedere niente, quindi le chiedo di non importunarmi.”
Il topo, tutto preoccupato, andò dalla pecora e le gridò: “C’è una trappola per topi in casa, una trappola!!!” “Scusi, signor topo, – rispose la pecora – non c’è niente che io possa fare, mi resta solamente da pregare per lei. Stia tranquillo, la ricorderò nelle mie preghiere.” Il topo, allora, andò dalla mucca, e questa gli disse: “Per caso, sono in pericolo? Penso proprio di no!”
Allora il topo, preoccupato ed abbattuto, ritornò in casa pensando al modo di difendersi da quella trappola.
Quella notte si sentì un grande fracasso, come quello di una trappola che scatta e afferra la sua vittima.
La moglie del contadino corse per vedere cosa fosse successo, e nell’oscurità vide che la trappola aveva afferrato per la coda un grosso serpente. Il serpente velenoso, molto velocemente, morse la donna.
Subito il contadino, la trasportò all’ospedale per le prime cure: siccome la donna aveva la febbre molto alta le consigliarono una buona zuppa di brodo.
Il marito allora afferrò un coltello e andò a prendere l’ingrediente principale: la gallina.
Ma la malattia durò parecchi giorni e molti parenti andavano a far visita alla donna.
Il contadino, per dar loro da mangiare, fu costretto ad uccidere la pecora.
La donna non migliorò e rimase in ospedale più tempo del previsto, costringendo il marito a vendere la mucca al macellaio per poter far fronte a tutte le spese della malattia della moglie…
Considerazioni personali:
Questa storiella/parabola contiene molti insegnamenti di vita per chi ha orecchie per sentire ed occhi per vedere…
Il più grande errore che gli esseri umani possono compiere è la separatività; in effetti noi siamo delle piccole cellule che fanno parte di un Tutto infinitamente più grande… questa è la Verità!
Non accettare questa Verità significa andare contro le Grandi Leggi Divine e, successivamente, subirne le conseguenze, com’è successo agli animali della parabola.
Si dice che il minimo battito d’ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo. Il cosiddetto effetto farfalla che ci fa comprendere come tutto e tutti siano interconnessi.
E’ un grosso errore pensare di poter fare a meno degli altri così come lo è il credere che gli accadimenti che investono gli altri non possano toccarci…
Ed è una grande illusione pensare di poter vivere solo per noi stessi…l’Universo non la pensa in questo maniera…e ce lo fa capire a modo suo…non sempre teneramente.
Siamo tutti collegati in un modo o in un altro… comprendere questa Verità aiuta a comprendere lo svolgimento dell’evoluzione umana…
Un abbraccio di Luce e Pace
buon fine settimana per tutti
con Amore
Francesco das Atmananda
(in colaborazione di G. B.)
“Il vero scopo che abbiamo in questa vita è risvegliarci. Questo è il nostro obiettivo primario. Il fare è l’obiettivo secondario. Quando siamo allineati con il nostro obiettivo primario, il fare si mette al servizio del risveglio e diventa un fare consapevole. Per questo la resa non è, come spesso si crede, un non fare, non è uno stato passivo, ma, al contrario, è la capacità di fare insieme alla vita, di fare in uno stato di unità e non di separazione, di fare da un sì invece che da un no. E’ fare essendo totalmente presenti.( Eckhart Tolle)