“Ci sono poche certezze nella vita. La Juventus è una di queste”. E’ con questa citazione, presa dal sito della squadra che mostra in bacheca più campionati vinti, il migliore quello in serie B nell’annata 2006/2007, che da questo sabato inauguriamo la nuova rubrica nel sito salvatoremassimofazio.it dal titolo Sabato Sportivo. La rubrica è curata dal notissimo Paulo Roberto, che ci onoriamo di avere in squadra, inviato speciale, piede raffinato in campo e penna raffinatissima sulla carta.
Buona lettura
Il gol di Bierhoff un metro oltre la linea di porta della Juve non convalidato dall’arbitro Cesari in Juventus-Udinese del 1° novembre 1997. Non avrebbe molto modificato l’esito finale, la Juve vinse 4-1, ma in quel momento il risultato era 2-1 e col quel gol regolarissimo si andava in parità. Quall’anno la Juve ricevette diversi favori arbitrali. Anche una storica band musicale che porta il nome del suo leader, Elio e le storie tese, vi dedicò una canzone dal titolo TI AMO CAMPIONATO.
Berlino 06 giugno 2015 – Ho letto che nel 1927, anno di fondazione della Roma, il Torino conquistò il suo primo scudetto grazie ai gol di Baloncieri, Rossetti e Libonatti, allora considerato, il Trio delle Meraviglie. Giusto il tempo di festeggiare, da Roma, il vulcanico giornale “Il Tifone”, scrive su presunte irregolarità del derby disputato il 5 giugno 1927 e vinto dal Torino per 2 a 1. Il calcio, con l’avvento del regime fascista, diventava anch’esso fenomeno popolare e sempre più di massa. Tutti i giornali principali riportavano le notizie dal mondo del calcio, gli stadi diventavano luoghi affollati. A condurre l’inchiesta fu il giovane gerarca bolognese e presidente della FIGC Leandro Arpinati, il “duce del calcio”, vicesegretario del PNF, proprietario di un paio di giornali e in procinto di diventare sottosegretario agli Interni. Tra il 3 e il 4 novembre 1927 la giustizia federale emise una sentenza esemplare: fu provata la combine e al Torino fu revocato lo scudetto. Sembra che il giocatore che si fece corrompere per 25.000 lire, fu lo juventino Luigi Allemandi che fu poi squalificato a vita. Dalle delibere del Direttorio Federale del Calcio del 3 novembre 1927: “Prese in esame le denunzie pervenute a carico del Torino F.C. ed esperite le opportune indagini […], al Torino F.C. viene tolto il titolo di campione assoluto d’Italia per l’anno sportivo 1926-27”. Si veda La Stampa, 263 (LXI), 4 novembre 1927, p. 4. Fu il primo caso di giustizia sportiva e il primo scandalo del calcio italiano che fu archiviato dalla memoria collettiva troppo in fretta. Ritengo porre l’accento due fatti successivi che hanno segnato profondamente l’identità delle due squadre piemontesi. Il Torino, nelle vesti della dirigenza e nella tifoseria, a distanza di anni, non recriminò mai lo scudetto revocato, accettando il verdetto sia giudiziario sia dell’opinione pubblica. La Juventus, al contrario, non ha mai accettato la revoca degli scudetti dopo lo scandalo di calciopoli nel 2006, strillando, urlando contro il compianto e monumentale Giacinto Facchetti e diramando comunicati contrari ai verdetti della giustizia federale. Ciononostante, emerge anche un altro elemento. Secondo le inchieste della FGCI del 1927 fu uno juventino a vendersi la partita. La prima inchiesta sulle combine delle partite di calcio riguardò quindi un giocatore juventino. E ancora, come non ricordare le facce impuntite dei vari Montero, Nedved, Del Piero sfilare davanti il Tribunale di Torino in occasione del processo sul doping sportivo innescato dalle parole di Zeman? L’anno 1927, precisamente l’11 giugno secondo un recente documento, fu anche la nascita della As Roma che il 10 maggio 1981, a Torino davanti agli Agnelli, si vide invalidare un gol che poteva consegnarle lo scudetto, L’arbitro Bergamo, poi implicato nello scandalo del 2006, convalidò e orientò il braccio destro verso il centrocampo, ma poi, su indicazione del guardalinee Sancini ribaltò il verdetto. La Juve vincerà il campionato, Roma seconda due punti indietro. Ramon Turone ricorderà così quella partita: “Il film di quella rete l’ho ben impresso nella memoria: cross di Bruno Conti, sponda aerea di Pruzzo e mio gol di testa in volo d’angelo. Un carpiato con avvitamento che avrebbe voluto dire scudetto. Sono un po’ stanco di parlarne, la gente me lo chiede continuamente, è diventata quasi un’ossessione. Vent’anni dopo mi fa un po’ rabbia essere ricordato solo per quello”. La Juventus, oggi, è pronta a giocarsi la finale della vecchia Coppa de Campioni contro il Barcellona di Luis Enrique, rimpianto, per quanto mi riguarda, allenatore della Roma nella stagione 2010-2011. La Juventus detiene altri due record, oltre a quello giudiziario. In primo luogo, è l’unica squadra al mondo che ha vinto meno Coppe internazionali (appena due Coppe dei Campioni, di cui una vinta in una partita che non doveva essere disputata) in rapporto ai titoli vinti in patria (31). Questa sproporzione, molto probabilmente, è dipesa dal fatto che la squadra di Torino ha mostrato i suoi muscoli, anche extra calcistici, nei campionati nazionali, mentre, in campo internazionale, nella maggior parte delle volte, le squadre non erano state strutturate per competere con i principali club europei. Infine, è la squadra che ha accettato di disputare e di vincere una Coppa dei Campioni giocando una partita in un clima surreale e tragico. Una partita falsata dai tragici eventi dell’Heysel in Belgio. Platinì nel 2012 ha dichiarato: “sapevo dei morti, ma non ci pensavo”. Il giocatore francese è oggi presidente dell’organismo che organizzò, allora, quella finale.
Paulo Roberto