Da SicilyMag del 17 febbraio 2020
Domenica Blanda: «Le mie poesie sono un gesto coraggioso»
POESIA E RACCONTI Si racconta a tutto tondo la poetessa Domenica Blanda, originaria di Mezzojuso e da piccola trapianta a Verbania, sul Lago Maggiore. Solo di recente ha deciso di pubblicare i suoi versi, finché ha vinto diversi premi, compreso l’ultimo Etnabook. In chiusura del 2019 è arrivato “Le mie impronte”, Effetto Edizioni, che l’ha fatta conoscere in tutta Italia: «Le mie sono poesie brevi ed emozionali, parlo di me, e partono sempre da me. Come ha detto qualcuno che non ricordo “il poeta si spoglia”»
«Sono nata nella terra che più amo, e ci sono rimasta fino alla fine della prima elementare. Poi la mia famiglia, per motivi legati al lavoro di mio padre, ha dovuto trasferirsi nel profondo Nord». Così esordisce la poetessa palermitanaDomenica Blanda, che lo scorso autunno ha avuto riconosciuto il suo estro artistico aggiudicandosi il premio della critica alla prima edizione del Festival del libro e della cultura EtnaBook che si è tenuto a Catania. Un paio di settimane fa Blanda è tornata in libreria con la silloge “Le mie impronte”, pubblicate per una delle editrici indipendenti più all’avanguardia: Effetto Edizioni.
Dunque dal profondo, meraviglioso e caldo Sud all’estremo Nord. Ti sei subito ambientata?
«Ricordo molto bene l’arrivo all’estremo Nord. Mio padre tra le opzioni, scelse di trasferirsi sul Lago Maggiore, anche perché li già c’erano un suo fratello ed una sua sorella. L’approdo non è stato certo facile. Ero disorientata, era un mondo completamente diverso, parlavano il dialetto piemontese e non capivo nulla. Anche se non tutto fu negativo: arrivammo d’estate, e come sempre dico, nella sfortuna di dover lasciare la Sicilia, siamo capitati in un posto geograficamente e paesaggisticamente molto bello».
Ti ha aiutato questo?
«L’estate è volata. Estate, insomma! Non è certo come quella sicula».
Il clima ha influito sulla tua integrazione?
«Io mi sono integrata subito, nonostante non conoscevo nessuno. Era ottobre e iniziai la seconda elementare, mi prendevano in giro perché avevo l’accento siciliano. Poi, si sa, i bambini si ambientano in fretta ed ho cominciato ad abituarmi alle novità, anche se a dirti il vero però qualche problema ulteriore si presentò».
Cioè?
«Come dicevo prima, mi sono abituata al nuovo contesto ma i miei genitori no, la loro mentalità è rimasta fino alla fine quella siciliana e questo ha rappresentato qualche problema per me. A casa si parlava siciliano e si mantenevano per quanto possibile usi e costumi, che comprenderai bene cozzavano con la realtà che vivevo».
Ma rimaneva un legame con la Sicilia? Tornavate?
«Questo senza dubbio. Ogni anno d’estate si tornava in Sicilia per le ferie, e trascorrevamo una parte di vacanza a Mezzojuso, dove sono nata, ed una parte a Mistretta perché mia madre era nata lì e c’era il nonno e parenti vari da voler rivedere. Era molto bello il rientro in Sicilia».
Dunque oscillavi tra la metabolizzazione del nuovo territorio e l’adattarti nel profondo Nord.
«Il rientro al Nord era sempre una grande tristezza, tornavamo carichi di ogni ben di Dio culinario».
Come si è sviluppata la passione per la poesia che ti ha riconosciuto su scala nazionale?
«Dopo la scuola dell’obbligo, già lo facevo, continuai sempre più ad appassionarmi alla lettura. Fu l’incipit che mi avviò agli studi classici, anche se la mia famiglia non era d’accordo».
Difficoltà anche in questo?
« Si, ma l’amore per la conoscenza, per la lettura e conseguenzialmente per la scrittura, andarono avanti fino a diventare un unicum, che ovviamente dura ancora».
Una curiosità: completasti gli studi classici?
«Certo che si».
E poi?
«Frequentai l’Università a Milano conseguendo il diploma di laurea in Servizio Sociale e dopo la riforma universitaria ho fatto a Genova, dove frattanto mi ero trasferita, altri due anni con una specializzazione in ambito psichiatrico. Successivamente ho conseguito il Diploma di Musicoterapia in un corso triennale».
Dal Piemonte un po’ più a Sud: Genova.
«A Genova ho vissuto 10 anni: avevo vinto un concorso e proprio a Genova partecipai ad un corso di scrittura creativa, intra-universitario, che mi divertì molto. Sono poi rientrata a Verbania perché la qualità della vita era ed è decisamente migliore. Avevo partecipato a diversi concorsi e li avevo passati tutti, appena mi hanno chiamata mi sono ritrasferita a Verbania. Ho lavorato come assistente sociale sul territorio e al contempo per qualche anno ho insegnato ai corsi professionali per OSS e ad un corso per insegnanti della prima infanzia, ma anche a corsi di prima formazione in ambito socio assistenziale per stranieri. Devo dire che è stata un’esperienza che mi è piaciuta molto».
E ancora più a Sud verso la Trinacria?
«Accadde che ad un certo punto coi miei non si andava più in vacanza in Sicilia, pertanto andavo da sola. E a tutt’oggi lo faccio: il richiamo della terra natia è molto forte. Ho cominciato a girare la Sicilia in lungo ed in largo, isole comprese, scoprendo posti da favola che con i miei non avevo mai conosciuto. A proposito dei miei, dopo il pensionamento sono tornati a vivere in Sicilia».
Perché parli al passato dicendo “un’esperienza che mi è piaciuta molto”. Non hai più proseguito?
«Nel 2005 stanca del lavoro che stavo facendo, ho fatto un concorso al Ministero dell’Interno e ora sono un funzionario in Prefettura. Proprio per questo lavoro, quando con molta ritrosia mi sono iscritta sui social, mi sono cercata un alias, da qui Anna Cavestri».
Quali furono gli incipit che ti hanno affermata come autrice?
«Sicuramente il mio interesse da subito sono stati i gruppi dei lettori. Famelica lettrice cercavo quanti più consigli di lettura si potesse, fino a scrivere anche recensioni di libri che leggevo molto liberamente, per puro piacere, ma anche per esercitare una “sorta di scrittura creativa”, che nel mio nuovo posto di lavoro non era possibile avere. Scrivevo anche poesie».
Tanta carne al fuoco, sia in ambito professionale che letterario…
«Mi è stato proposto, sempre sui social, da due blog di scrivere recensioni di libri, in via del tutto gratuita e volontaristica, ed ho accettato più per sfida con me stessa che per altro. La collaborazione che ancora continua, mi ha portato a conoscere persone nuove, nuovi scrittori emergenti e anche proposte di recensioni interessanti».
E nuovamente ti chiedo: la Sicilia in tutto questo?
«Circola nelle vene, è tarlo nella mente. Mi chiedo sempre come sarebbe oggi la mia vita se fossi rimasta là. E sempre mi rispondo “Meglio di questa“. E’ inutile c’è un abisso tra il vivere in Sicilia e il vivere sul Lago Maggiore, mi manca il sole, mi manca il calore umano, mi manca il buon cibo, mi manca la Vucciria. La Sicilia è anche la protagonista di un romanzo che ho solo nella testa per ora, ma, complice una notizia vista su un social di un concorso Racconti siciliani, il primo capitolo che immaginavo dell’eventuale romanzo è diventato il racconto con cui ho partecipato a questo concorso, dove racconto il passaggio dalla Sicilia al Piemonte».
Qual è il titolo?
«Da carusa a tusa, da bambina, in siciliano, a bambina, in piemontese. Ed è il mio passaggio dal Sud al Nord, con gli ultimi ricordi della vita a Mezzojuso, fino all’arrivo nelle sponde del lago. Il ricordo che ho impresso da quel giorno è l’ultima festa che ho passato in Sicilia, la festa dei morti».
Cosa racconti?
«Faccio descrizioni e paragoni, usando qualche parola in siciliano e qualcuna in piemontese, la più terribile è “terrun, terrunasc”. Il racconto è risultato tra quelli scelti ed è nell’antologia Racconti siciliani. Ho appena visto che c’è la seconda edizione del concorso e può essere che mi metterò d’impegno per scriverne un altro. Ma l’emozione più forte è la poesia».
Arriviamo alla silloge poetica “Le mie impronte”, pubblicata di recente. Nonostante la poesia sia un genere letterario elitario sei riuscita ad affermarti. Come è avvenuto il tutto?
«Intanto grazie per l’attenzione che mi dai per parlare di questo libro. È il secondo libro di poesie che pubblico. Il primo “L’eco ed io” è uscito due anni fa. So bene che ci vuole coraggio a pubblicare poesie, che leggono in pochissimi, lo faccio con uno spirito leggero perché non ho la mira né di diventare ricca tantomeno famosa».
Famosa, intanto, nella diramazione della poesia lo sei…
«Ma lascia stare…».
Eppur è così. Dicevi prima lettura e scrittura, leggevi anche poesie?
«Leggevo anche poesie, certo. Prima quelle che a miei tempi si studiavano e si imparavano a memoria a scuola. La curiosità e la voglia di sapere mi hanno poi spinta a leggere i libri di poeti di tutto il mondo, molto conosciuti e meno conosciuti, contemporaneamente leggevo anche tanta letteratura italiana e mondiale. Cosa che continuo a fare per altro. Ripeto, ho fatto studi classici, ed i classici sono stati i miei primi riferimenti: Catullo, Saffo, Ovidio ecc. ma già alla scuola media i nostri poeti dell’800 e ‘900».
C’è qualche poeta che in modo particolare ami e che ti ha ispirato?
«Ho amato e amo tante poetesse e poeti, li rileggo spesso. Non qualcuno in particolare credo mi abbia ispirata, può però essere che ho dentro pezzettini di tutti che possibilmente mi indirizzano mentre scrivo. Io credo che per quanto bravi siano i poeti, famosi vincitori di premi, riconosciuti in tutto il mondo, le poesie piacciono quando ci toccano qualche corda interna che comincia a vibrare riconoscendo nelle parole emozioni nostre. Le emozioni sono universali e a volte non riusciamo a metterle in parole. La poesia secondo me riesce a svegliarle, perché rispetto per esempio ai racconti o ai romanzi è immediata».
Come nasce la tua poesia? Ci sono luoghi che ti ispirano più di altri, hai bisogno di silenzio, le correggi?
«Niente di tutto questo, le mie poesie nascono da una frase che mi passa per la testa o nella pancia, magari guardando qualcosa, magari da un’emozione che sto vivendo in un quel momento. Se non posso scrivere nell’immediato mi appunto la frase da qualche parte, anche sul cellulare e poi la riprendo. Se invece sono nella possibilità di scrivere la scrivo. Non correggo o rivedo le poesie. Le mie sono poesie brevi ed emozionali, parlo di me, e partono sempre da me. Come ha detto qualcuno che non ricordo “il poeta si spoglia”. Credo sia un gesto coraggioso».
Come mai hai pensato di pubblicarle solo da poco?
«Innanzitutto perché non ho mai ritenuto che potessero interessare a qualcuno, tanto che non le avevo mai fatte leggere a nessuno, a parte qualcuna ma un numero molto esiguo; in secondo luogo perché era davvero un mio “non pensiero”. Nel 2017, poi, mi hanno invitata al vernissage di una mostra di pittori locali e avevano organizzato un piccolo intrattenimento con poeti locali. Mi sono fatta convincere da una amica e ho partecipato con due poesie. Ad assistere c’erano amici che non sapevano che scrivevo poesie, tra questi la presidente dell’Associazione Dante Alighieri della Verbano Cusio Ossola, insegnante al liceo locale, è stata assessore alla cultura del comune di Verbania, tiene corsi all’Università della terza età di letteratura, scrive poesie, insomma un gigante culturale, persona stimata e conosciuta. Devo dire che io non sono riuscita a leggere la mia poesia perché mi sono commossa, e come dico in una mia poesia (nel primo libro pubblicato) “ho le lacrime in tasca”. Ebbene la presidente della Dante Alighieri si è avvicinata, ha letto la poesia che avrei dovuto leggere, ne ha lette velocemente altre e mi ha detto: “mi piacciono le tue poesie, fammene leggere qualcuna”. Capisci bene che per me fu un grande complimento detto da lei. Naturalmente le ho portato una raccolta delle mie poesie, ed ho cominciato a frequentare gli aperitivi letterari organizzati dalla Dante Alighieri, dove si presentavano anche i poeti».
Ma quando decidesti di pubblicare?
«Nel frattempo, continuando a leggere e frequentare anche altri gruppi letterari, ho cominciato a prendere in considerazione l’eventualità di pubblicare. Non mi addentro nel discorso dell’editoria, sarebbe troppo lungo, comunque guardandomi attorno ho trovato non poche difficoltà, fino a decidere di affidarmi ad un editing che mi ha trovato un editore».
E finalmente ti sei fatta conoscere da mezza Italia…
«Insomma. Pubblicai il primo libro, avendo qualche problema con l’editore (una piccola casa editrice indipendente) che nonostante nel contratto firmato da entrambi era prevista, non ha curato la promozione del libro che ho dovuto fare da sola ed altro che preferisco non dire. Del resto si dice che sbagliando si impara».
Comunque ti sei affermata in breve.
«Devo dire grazie anche ai due concorsi letterari con poesie inedite, il Premio letterario internazionale “Carlo Bo-Giovanni Descalzo” Città di Sestri Levante, dove risultai poeta segnalato con medaglia nel 2018; e successivamente ricevendo il premio della critica al concorso letterario “Cultura sotto il vulcano” indetto all’interno del Festival internazionale del libro e della cultura Etna Book a Catania nel 2019».
Figlia di questi premi la stesura de Le mie impronte?
«Non proprio. Diverse volte le mie poesie sono state esposte accanto a quadri o fotografie d’autore. Attraverso la conoscenza di persone dell’ambito letterario e di editing ho conosciuto la Casa Editrice Effetto (casa editrice indipendente) con la quale ho pubblicato a fine dicembre 2019 il mio secondo libro».
Hai riscontrato differenze tra i due lavori e relative edizioni?
«C’è una grande differenza tra i due editori, a cominciare dalla cura del libro, dalla copertina all’impaginazione, alla qualità della carta (che poco non è) a vantaggio naturalmente del libro, che si presenta bene ed è ben curato (il primo ahimè aveva qualche refuso). Ed ora comincia la promozione: ho già due date confermate a Verbania dove vivo, a maggio sarò con l’editore al Salone del Libro di Torino ed altro in itinere».
Cosa ti aspetti da Le mie impronte?
«Naturalmente che venga acquistato e letto, mi aspetto che qualcuno che lo legga mi dia riscontri anche di critica. La poesia è ostica, piace a pochi, lo ripeto fino allo sfinimento. Me lo aspetto sì anche per il mio editore che mi ha dato fiducia pubblicandomi. Quando ho pensato per la prima volta di pubblicare, dagli editori a cui mi rivolgevo mi sentivo ripetere: “eh la poesia… se avesse scritto racconti sarebbe stato più facile”… E me andavo con le orecchie basse. Un racconto l’ho scritto ed ho partecipato al concorso Racconti Siciliani, e il mio racconto è stato inserito nell’antologia di Racconti Siciliani edita da Historia. A malincuore, però, non sono potuta andare alla premiazione a Palermo ma va bene ugualmente (sorride), repetita juvant».
Hai preso in considerazione di scrivere racconti?
«No, a dire il vero. La poesia mi nasce spontanea, il racconto devo pensarlo e al momento non sento l’esigenza. Nella mia testa ovviamente c’è un romanzo, nella testa appunto. Il racconto che ho scritto è comunque il primo capitolo del romanzo che vorrei scrivere. Chissà».
Un’ultima domanda: torneresti a vivere in Sicilia?
«Potendo di corsa. Penso, pero, che dovrò accontentarmi di fare la turista, almeno fino a che non andrò in pensione. Dopo, chissà…».